Preferire il cielo alla terra

Non ho visto nulla, se non qualche angolo di luce attraverso i tuoi occhi. Non ho ascoltato nulla se non il rumore quasi sibilato dei tuoi sorrisi mentre sognavi di me, per me. Con me.
Non ho detto una parola, raccontavi tu di quello che sentivi immaginando cosa potessi sentire io. Perchè io non sentivo nulla o forse semplicemente non sapevo cosa sentire. Non capivo.
Mi cullavo, senza comprendere perché mi venisse naturale seguire quel battito di cuore. Ero piccolo, troppo piccolo.

Basta un bacio

Sul muro da cui penzolo, monco, cammina ogni sorta di verme. La campagna, nel suo isolamento dalla città e dai suoi fronzoli, lo alimenta di silenzio. E quel verme si sente libero di passare sopra le mie braccia livide, accanto al mio capo trafitto, alla mia pancia che non ha più ventre.
Sono qui da tanti anni, occhiata veloce di un contadino che accenna al segno sacro prima di consumare il suo piatto di legumi, prima di tornare alla sua terra e al suo muto dovere. Ora neanche quello. Buio e solitudine per le mie piaghe dimenticate.

Padre, perdonami perché ho peccato

Padre, perdonami perché ho peccato. Guardo in volto la mia fragilità tutti i giorni, ma la accantono negli angoli del cuore in cui riesco a infilarla per affrontare la realtà petto in fuori, per non farmi sopraffare da chi alza la voce, da chi crede di potermi scavalcare facendo finta di non avermi vista. Poi la sera però si stiracchia nei ventricoli, si mette a scavare finché non esce. Sotto forma di lacrime o di pugni stretti.

"Mia senza appartenermi"

Suona piacevolmente strano. Uomini che organizzano un seminario sulle donne e per le donne.

Per dire. O interdire?

Solo due sillabe in più, ma un abisso di differenza. Un conto è voler dire qualcosa, promuovere un pensiero, un'idea o un ideale. Un conto è voler interdire qualcuno, privarlo di una facoltà, sbraitare contro di lui. Ecco, scendere in piazza per me non può che seguire la prima accezione, quella a cui chi un tempo faceva politica davvero si ispirava sporcandosi le mani per battersi a favore di un diritto non per la sua negazione.

L'ultima messa, il primo giorno

Chissà perché all'ultima celebrazione liturgica dell'anno ci si ritrova sempre in pochi, sempre di meno. Colpa della fede che entra ogni volta più in crisi? Sicuramente non è aiutata dai contorni poco umili che minano di continuo la fiducia nella Chiesa. E per tanti è difficile distinguere tra credere in Dio e credere in chi quello stesso Dio lo serve e rappresenta in Terra. Ma non sarebbe strano pensare che l'ultima messa venga disertata perché è forse l'unico vero momento che si concede al famoso personale bilancio annuale. Non tutti ne vogliono davvero fare i conti.

Faccio l'amore tutti i giorni. E tutti i giorni nasce il pane.

Non può che nascere da un atto viscerale di desiderio, di attenzione, di cura. Come un figlio, che viene al mondo dopo essere stato in potenza nel cuore di chi lo aspetta.

Facciamo. Punto.

"Sono un uomo e ho sbagliato: non c'è da meravigliarsi". Nella campagna di comunicazione che ha accompagnato l'inaugurazione del nuovo Cavallino Bianco l'aforisma di Menandro si mescolava agli altri. Stralci del teatro di ogni tempo. E il tempo di oggi? L’errore che ha reso evidente è stato probabilmente di valutazione.

Un “non m’ama” senza ritorno

Uomo. Guarda il mio seno, curva dalla sensualità delicata, custode di dolce nutrimento. Guarda le mie gambe, muscolo teso del quotidiano peregrinare, vettore che dal basso spinge verso l’alto e prova a farti fare un salto. Guarda le mie labbra, forse dal troppo dire, morbido silenzio nel sorriso che ne dipinge le rughe ai lati, nel bacio che attendono.
Ora, uomo, chiudi gli occhi. Pensa a quel seno, quelle gambe, quelle labbra che hai appena guardato. E ora immagina che siano il seno, le gambe e le labbra di tua madre o di tua sorella. Forme gentili del tuo sangue.

Quando ormai si vola non si può cadere più

No. Una volta messe le ali l'asfalto non fa più paura. Ma in fin dei conti Cristian Pellegrino quell'asfalto non lo ha mai temuto. Lo ha preso a morsi, correndo incontro alla libertà, disegnando percorsi che non solo andavano a scovare luoghi, ma realizzavano veri e propri desideri. La strada gli ha fatto prendere il volo verso l'oltre che rimane un mistero e una speranza. Una fede, quella a cui si aggrappano tutti quelli che hanno dovuto dire addio al 27enne di Collemeto, morto prematuramente sabato scorso in un tragico scontro tra la sua moto e un'auto sulla provinciale 19.