No. Una volta messe le ali l'asfalto non fa più paura. Ma in fin dei conti Cristian Pellegrino quell'asfalto non lo ha mai temuto. Lo ha preso a morsi, correndo incontro alla libertà, disegnando percorsi che non solo andavano a scovare luoghi, ma realizzavano veri e propri desideri. La strada gli ha fatto prendere il volo verso l'oltre che rimane un mistero e una speranza. Una fede, quella a cui si aggrappano tutti quelli che hanno dovuto dire addio al 27enne di Collemeto, morto prematuramente sabato scorso in un tragico scontro tra la sua moto e un'auto sulla provinciale 19.
Il rombo delle due ruote di tanti suoi amici ha salutato il suo feretro all'arrivo nella chiesa della Beata Vergine Maria di Costantinopoli dove sono state celebrate le esequie di Cristian. E Vasco Rossi lo ha salutato alla fine, prima dell'ultimo viaggio. A tutto volume, tra le lacrime della gente, dei genitori, dei fratelli, della fidanzata. Cuori stretti l'uno all'altro, nella rassegnazione di un dramma senza via di uscita.
"A chi mi ha chiesto una parola di conforto in questi giorni, ho saputo rispondere solo con il silenzio - dice commosso don Cosimo Nestola, durante l'omelia - Non ci sono parole. Solo vicinanza, unione. Ora ci sentiamo solo lacerati prima nella carne e poi nell'animo. Non possiamo illuderci che la morte non faccia parte della vita umana. Ci catapulta nell'oblio. Ma abbiamo la consapevolezza di un domani di gioia eterna. In quella dobbiamo trovare consolazione".
Nell'attesa di quel nuovo incontro con Cristian nell'aldilà invocato dall'altare, si cerca "il senso".
Cantato da Vasco. Anelato da uomini e donne di tutti i tempi.
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