Quel mattatoio chiamato Ateneo

Avete presente quel ritornello senza senso (una tradizione pseudo goliardica) che si sente intonare all'uscita dalle aule dell'università dopo le proclamazioni di laurea? "Dottore, dottore, dottore del buco del cul, vaffancul, vaffancul". Così, corona d'alloro in testa, i ragazzi che hanno raggiunto l'importante traguardo vengono accolti dagli amici.

Una barzelletta su rotaie

Stavolta un ringraziamento ai social è d’obbligo. Twitter sta avendo il grande merito di offrire un tavolo su cui la rabbia possa trasformarsi in risata. Amara, certamente. Ma almeno ieri si è cercato di sdrammatizzare qualcosa che, in particolare in alcune ore della giornata, ha rischiato di mietere qualche vittima.

E quegli occhi profondi come il cielo

Quando in qualche modo tocchi l'anima di una persona, non ci sono distanze tali da allontanare due cuori che si sono incontrati. Neanche se uno dei due è letteralmente tra le stelle. Quello dell'astronauta Samantha Cristoforetti è in orbita già da un po', ma, superando l'atmosfera terrestre, non ha perso quei legami profondi instaurati nel corso della sua vita. Uno di questi legami si chiama suor Grazia Pizzarello, suora marcellina nativa di Trieste, milanese d'adozione per il percorso educativo che ha seguito la sua vocazione.

Brividi di solidarietà, perfino con le cose

Quasi lo vediamo, con lo sguardo perso nel respiro della vita che riusciva a cogliere anche dal silenzio. Credere che tutti e tutto, anche le cose, avessero un futuro di speranza era per don Tonino un dovere dell'anima. Il fascino di questo prete "diverso", già santo nel cuore di molti, si racchiude nel suo modo infantile, ma commovente e mai banale, di stupirsi del mondo. Un mondo a cui non dovrebbe mai mancare il Vangelo, come al Vangelo non dovrebbe mai mancare il mondo.

Non meriti l’assoluzione

Duomo di Lecce. Una trentenne decide di aprire il suo animo a un anziano prete del luogo. Per la Pasqua vuole sentirsi a posto con la propria coscienza. Non ha gravi errori da rivelare. Ha semplicemente bisogno di una parola di conforto. Nella chiacchierata tra le pareti del confessionale, racconta che convive con il suo fidanzato.  “Non meriti l’assoluzione, puoi andare”. Il religioso è chiaro: questa giovane donna non può essere perdonata. La convivenza la rende evidentemente una peccatrice senza possibilità di redenzione.Ecco l’ennesima zappa sui piedi che la Chiesa si infligge.

Poesia fa rima con follia

Con gli occhi chiusi, come per isolarsi dal mondo corrente e immergersi in un altro. Quello delle parole. Davide Rondoni ha ascoltato così i testi sacri della Via Crucis e i versi di Nico Mauro. Alla fine solo una domanda: che bisogno c’era di scrivere di questa strada dolorosa tanto bella quanto ardua, già affrontata da altri? La follia è la risposta più plausibile. Ma si tratta di una follia, stando alle riflessione che lo scrittore di Forlì ha voluto donare, ieri sera, a un Teatro Tartaro gremito, che aveva il grande intento di “riconoscersi”.

Falsi ingegneri comunali. Che pena le ultime frodi!

C'è da chiedersi se faccia più paura il modo vile in cui ci si approfitta della brava gente o il fatto che fidarsi di qualcuno stia diventando quasi impossibile. E così i pochi che sono onesti si confondono nella folla dei sempre più numerosi farabutti, bravi solo a cercarsi le vittime più deboli.

Accorgersi. E ricordare.

"Sensibile, non sensuale. La differenza è sostanziale". Prende una piega insolita, quasi da circolo letterario, il momento di festa in casa Bello, per il compimento dei 100 anni della signora Maria Giuseppa De Paolis. È a lei che suo figlio, don Salvatore, dedica dei versi dolci, malinconici e leggeri, come la piuma che, tra endecasillabi e settenari, si adagia sulla sua mano. È nella memoria e nel ricordo che elogia la figura della donna, madre, figlia, moglie, amica.

Noi lo salutiamo così, tra le lacrime
Quello che è stato è storia. Ripercorrerla significa far rivivere emozioni che non sempre siamo in grado di sopportare due volte, soprattutto quando hanno uno strascico di dolore. Oggi allora ci fermiamo all'oggi. O ci concediamo al massimo uno sguardo lungimirante e speranzoso al futuro. Ed è tutto lì, in quell'abbraccio tra le lacrime. Il nero del burqa contrasta con i catarifrangenti del giubbino giallo fluo. Ma l'intreccio di commozione annulla ogni distanza.
Quelle mani nodose hanno mollato la presa

Un inchino. E il saluto diventa addio. Aveva resistito fin troppo la vite centenaria che abbracciava parte del Collegio da via Cafaro. Quando circa sette anni fa le erano state tranciate le radici in seguito ai lavori di creazione della scala antincendio della struttura, in tanti rimasero senza parole per un gesto che si sarebbe potuto evitare con un minimo di attenzione.
Stamattina, alle ore 10:23, si è lasciata andare nel vuoto, aprendo il suo corpo senza più anima in frammenti secchi e spenti.