Avete presente quel ritornello senza senso (una tradizione pseudo goliardica) che si sente intonare all'uscita dalle aule dell'università dopo le proclamazioni di laurea? "Dottore, dottore, dottore del buco del cul, vaffancul, vaffancul". Così, corona d'alloro in testa, i ragazzi che hanno raggiunto l'importante traguardo vengono accolti dagli amici.
Ma ieri, nell'ateneo leccese ai piedi dell'obelisco, la parolaccia in questione è risuonata forte contro l'università, i docenti, il rettore e chiunque dell'Unisalento capitasse a tiro. Il teatro del ridicolo ha messo in scena la farsa "Non c'è limite al peggio" in più atti, di cui il principale ha racchiuso nel cortile interno del Codacci Pisanelli i centinaia di studenti che ieri aspettavano la proclamazione insieme ai vari amici e parenti accorsi per festeggiare con loro. Ammassati sotto il sole, come nel peggiore dei mattatoi. E' sembrata la soluzione migliore dopo aver sperimentato che nell'aula prevista per l'evento a malapena entravano docenti e fotografo. Chissà con chi avevano fatto i conti stilando l'elenco dei laureandi? Non si erano proprio resi conto in anticipo del numero dei futuri dottori?
"Tutti in cortile". Ed ecco apparire una cattedra in mezzo al caos e una docente salirci in piedi. "Scusateci tutti, è evidente che ci sono problemi di organizzazione". Fischi e urla in una pozza di sudore generale.
I più ingegnosi si sono intrufolati nei bagni per cercare di vedere qualcosa, mentre gli applausi per i neo laureati scattavano a intuito, visto che senza microfono ("E chi ce lo dà?", ha detto il presidente della commissione) era letteralmente impossibile capire il momento tanto atteso della proclamazione.
Partendo dalla poca ombra sotto un albero, la protesta stava per fomentare una vera e propria rivolta, tirando fuori un discorso sacrosanto: "Non vi fate alcuna remora a chiederci un sacco di soldi in tasse per iscriverci all'università. E questi sono i risultati?". Ma il desiderio di non rovinare completamente una giornata già poco semplice a chi aveva appena concluso il proprio corso di studi, ha preso il sopravvento.
Rimane la vergogna. Ma addosso a chi? Oggi è già un altro giorno. Un altro giorno in cui nulla cambierà perché nessuno ha davvero voglia di cambiare le cose. Buone ferie allora, cari docenti! E buone vacanze, rettore. E scusi se questa volta evito di usare quell'anacronistico (e mai come adesso immeritato) "magnifico".