Una ninna nanna che abbraccia la paura

Avevo avuto il dubbio che ieri fossi stato tu a mettermi sotto gli occhi quell’articolo. Oggi ho piena consapevolezza di quello che al cuore mi è arrivato attraverso quelle parole: “è un esercizio che fa bene cercare in noi le tracce di chi non c’è più”. Proveremo a rammentarlo noi a Katiuscia quando il non vederti fisicamente le farà alzare muri di silenzio; proveremo a dirlo noi ai tuoi bimbi, ai tuoi genitori, a tua sorella, a tuo fratello e a tutte le persone che si stanno guardando accanto in questo momento e in quel vuoto ti credono lontano.

C'era una volta Corrado

C'era una volta un gigante buono, sempre sull'attenti, ma con gli occhi mai fissi nel vuoto. Cercavano quelli dell'altra gente, della gente della sua città che gli correva accanto ogni giorno, in macchina o a piedi, e che nel saluto veloce trovava in lui conforto e familiarità.
C'era una volta Corrado, dall'animo gentile. C'era una volta il vigile urbano, il maresciallo, l'uomo tutto d'un pezzo che sembrava intimorire e poi ti spiazzava facendoti un occhiolino e regalandoti un sorriso da sotto i baffi.

Sandro, un ragazzo per bene

Lo sforzo di pensare ad altro è d'obbligo. La testa non può rimanere tra quelle lamiere. Ma l'anima non ha molte regole a cui appigliarsi. Tenta di non farsi schiacciare dal dolore. E prova a cantare, a dare alla giornata una colonna sonora, per ricordare la musica, non il lamento dell'addio.

Che "trumpolino" di lancio è?

Fermi tutti. È arrivato il commento chiarificatore di Salvini sull’elezione del 45simo Presidente degli Stati Uniti d’America: “La vittoria di Donald Trump è la rivincita del popolo, del coraggio, dell’orgoglio”.
Del coraggio certamente. Ce ne vuole una bella dose per scegliere di essere rappresentati da lui.
Dell’orgoglio non saprei. Forse parla di una fierezza esclusiva del vincitore.
Ma del popolo, no dai. È più corretto dire del populismo.

La carta blu è terminata

C'erano angoli in cui il rifugio era immersione in un mondo di fantasia. O semplicemente di svago ed emozione. Immersione in un…tuttomare dalla carta blu.
Quell'angolo che spunta tra via Gallipoli e Viale Santa Caterina Novella a Galatina oggi ha una saracinesca abbassata, un grazie sul vetro e più di qualche lacrima di nostalgia che accompagna il suo saluto.

Il centro storico, testimone di vita

Il centro storico di una città è più che mai custode di una memoria che unisce una “scienza dell’architettura” tramandata nel tempo in maniera pratica e una tradizione legata alla storia della città stessa. Cosa conserva il centro storico di Galatina? Cosa racconta?

"Felice sì, ma son Fedele"

Anche con il passo ormai lento la tua mente viaggiava veloce. E chi la fermava? Indietro per raccogliere i ricordi, tanti, ogni giorno, perché ogni giorno ne aveva uno da raccontare. E avanti per il futuro che immaginavi per noi, i tuoi ragazzi, oggi giovani adulti con una cicatrice profonda nel cuore che ci hai insegnato ad allenare con il sorriso.

Prima di un ago nel braccio

Caro uomo che attraversi la mia vita, cara donna che incroci la mia strada,
quante volte mi hai guardato come se avessi qualcosa tra i denti? Te ne accorgi, stai davanti a me, la vedi. Fai finta di non badarci, ma mentre ti parlo l'occhio cade proprio lì. Non sai cosa fare, non sai se dirmelo o continuare a far finta di nulla, ma il tuo sguardo ti tradisce, tradisce la tua incapacità a essere o dentro o fuori. Ti fa quasi ibrido, un po' a disagio e un po' in fondo cosa mi importa?

Se non ci sono parole davanti alla morte, dobbiamo urlare alla vita

Strada Sannicola-Galatone. La mezzanotte è passata da più di quaranta minuti e il cielo è nero, di quel nero tipico dei giorni che si concludono nel silenzio dell'inspiegabile.
Ma a un tratto si accende una bellissima scia di fiammelle a solcare il manto scuro. Sono le lanterne a cui in genere si affidano i desideri, i sogni e un po' di magia. Tra quei bagliori del cielo immaginare che a terra da poche ore si sia consumata una tragedia sembra assurdo.

"Quello strazio che non si può dimenticare. Chissà cosa ricorderà la piccola Asia..."

La forza di parlare, nonostante il buio dell'anima, è tutta nel desiderio di non lasciare che una tragedia come quella del terremoto dello scorso 24 agosto spenga presto anche le più flebili speranze di rinascita e rimanga solo una data sui libri di storia.
"Quello che abbiamo visto è indescrivibile - dice Manuela Mandorino, nipote di Marisa Marra, la 62enne originaria di Galatina che ha perso la vita ad Amatrice in quella notte infame - non c'è più nulla, solo detriti, polvere, cumuli di macerie".