Renato Moro, gli occhi sornioni di un giornalista vero

Poche ore prima stai commentando un fatto, stai analizzando una notizia, stai semplicemente sorridendo o lasciando andare un pensiero. Poi in un attimo tutto cambia. E tu sei solo riflessione, sei solo le parole che hai scritto, le inchieste che hai svolto, sei solo ricordo. Solo, eppure tutto. Perché tutto mettevi anche nell’astrazione di un concetto, nell’ironia di una foto, nel coraggio di comunicare.

Ciao, Marisa, ci vediamo su

Perdonami, Marisa. Se tu fossi qui in questo momento, correresti a nasconderti. Ma non sei qui, non solo almeno. Oggi sei ovunque, anche in quei posti in cui esserci è un privilegio, nel cuore di chi hai sempre amato e che ha sempre amato te. Lì lo spazio e il tempo non esistono ed è la consolazione di questa incredibile eternità che ci spinge a pensare al tuo sorriso e non alla sofferenza a cui, tenace e ottimista come sei sempre stata, hai dovuto dire il tuo “eccomi”.

Se non sai come rispondere alla vita, tu balla

Marta non c’è più. Ma anche quando c’era, in fondo era altrove, nell’oblio della dimenticanza. Eppure ci sono stati attimi in cui è tornata, abbracciata dalla musica che per una vita l’ha fatta essere creatura eterea. Marta C. Gonzàlez, già prima ballerina del New York City Ballet, si è data alla danza per oltre cinquant’anni. L’Alzheimer l’ha poi estraniata dal mondo fino a quando nel 2019 questo mondo quel corpo esile lo ha definitivamente lasciato.

L’innocenza che si fa eterna

Si è fermata. L’ha resa immobile in un incredibile “per sempre” ciò che invece per te, in te, con te ha stravolto tutto. La morte ha bloccato la tua innocenza a questo istante, piccolo Gabriele, facendo della tua brevissima vita un’onda schiumosa, di quelle che arrivano a riva spinte dalla corrente, dando l’impressione di doversi caricare di chissà quale forza e che alla fine cancellano con delicatezza le orme di qualcuno per poi tornarsene indietro, sparire nel blu infinito.

Il dolore silenzioso urla da dentro, da un cuore lacerato

Ti aspetti di sentire l’incontrollabile strazio di un dolore che non ha eguali. Lo si può immaginare, ma nessuno ne è davvero capace se non è passato da quell’imbuto infernale. Invece al telefono c’è un dolore quasi garbato, silenzioso, scandito in ogni sillaba che appare inafferrabile e urlato per riflesso da dentro, da un cuore lacerato.

Eleonora e Daniele, uniti nell'amore e nella morte

Lo condividiamo, pensando che in questo modo i suoi spigoli si smussino. Lo viviamo, credendo che sia sempre solo una parentesi e che sia vero quello che si dice: ci rende più forti. Eppure il dolore, quando arriva inaspettato, sembra annientarci. Quello che accompagna la notizia di un duplice omicidio, più vicino di quanto si possa immaginare, di forte ha solo l’impatto con cui investe.

E apparve la Chiesa Madre da una penna francese

Non c’è silenzio abbastanza profondo da contenere tutte le emozioni di un animo che vuole viaggiare tra i suoi pensieri. Serve un rumore, lieve, lievissimo, quasi un sibilo, capace di aprire una breccia e far allargare le braccia sul bello.
Due turisti francesi, seduti in Piazza San Pietro a Galatina, ieri pomeriggio hanno scelto il fruscio impalpabile dell’inchiostro di china su un taccuino per dare spazio alla creatività.

Tu, centravanti discreto

Scusa se ti disturbo, Bruno. L'ho fatto tante volte in passato, quando c'erano comunicati stampa che tardavano a uscire e avevo bisogno di informazioni sul vostro ultimo arresto o sulla vostra ultima operazione. Stavolta però ti disturbo perché devo scrivere di te e vorrei assicurarmi che la tua incredibile discrezione non abbia nulla in contrario a essere minata dalle mie parole.

Chiara Ferragni, se a influenzare è la bellezza di una città

Papà, c’è Chiara Ferragni a Galatina”
“E chi è?”
“…”
“Comunque salutamela”.
Il dialogo semiserio, realmente avvenuto ieri pomeriggio tra una figlia di 30 anni e un padre di 65, è la fotografia di una generazione che fa fatica a stare dietro ai ritmi odierni, cadenzati dalle storie di Instagram, e ancora meno riesce a inquadrare i volti nuovi che di questi ritmi sono icone, soprattutto tra i giovanissimi.

Manni e De Donno, l’eternità nel cuore più che nel marmo