Egr. Direttore, nell’ultima campagna elettorale comunale, io che da sempre sogno una società equa e solidale, legalitaria, rispettosa dell’ambiente e della vita umana, in ogni sua espressione e momento, mi sono battuto nelle file delle liste civiche perché non mi riconosco interamente nell’attuale centro-sinistra e ho scelto e portato avanti come obiettivo principale della mia lotta il cambiamento nella classe politica e nei partiti che la esprimono, convinto come sono che in essi sia la radice di tutto ciò che, nel bene e nel male, la politica può esprimere.
Sono altresì convinto che una vera rifondazione delle istituzioni partitiche debba necessariamente passare attraverso una riforma radicale del sistema di finanziamento che ne abolisca gli introiti a carico dell’erario e quindi della generalità dei cittadini.
Questo è stato il motivo principale che al ballottaggio delle precedenti primarie mi ha indotto a votare per Renzi. Egli, però, non ha vinto ed ora io mi ritrovo col dilemma di andare alle primarie per l’individuazione dei candidati al Parlamento, i quali, ovviamente, faranno proprio il programma del PD (e, immagino dell’intera coalizione di centro sinistra), il quale non prevede l’abolizione che io desidererei, dal momento che recita in proposito:“…la politica deve recuperare autorevolezza, promuovere il rinnovamento, ridurre i suoi costi e la sua invadenza in ambiti che non le competono. Serve una politica sobria perché se gli italiani devono risparmiare, chi li governa deve farlo di più. A ogni livello istituzionale non sono accettabili emolumenti superiori alla media europea. Ma anche questo non basta. Va approvata una riforma dei partiti, che alla riduzione del finanziamento pubblico affianchi una legge di attuazione dell’articolo 49 della Costituzione, che assicuri la democrazia dei e nei partiti, che devono riformarsi per essere strumento dei cittadini e non luogo opaco di interessi particolari.”
Ed è a questo proposito che vorrei, col suo permesso, esprimere pubblicamente il mio pensiero.
La vera riforma non può consistere in vaghe e probabilmente irrealizzabili promesse di riduzione del finanziamento pubblico. E’ una soluzione che non affronta il problema degli abusi e degli sprechi in maniera sistemica e che come tale, anche se attuata, non elimina il pericolo di veder rinascere il problema non appena la situazione economica generale offra segnali di ripresa.
Occorre, invece, cambiare radicalmente registro, nel senso di abolire il finanziamento pubblico in ogni sua forma, in obbedienza a quanto stabilito dai cittadini col referendum (anche questa obbedienza rientra nel principio di legalità, tanto sbandierato, anche dalla sinistra). L’obiezione che, così, si impedirebbe a chi non ha risorse sufficienti di fare politica è reale. Ma questo è un problema che dev’essere affrontato e risolto all’interno di ogni partito, con la creazione di un sistema mutualistico che, raccolte le risorse provenienti dal tesseramento, dalle donazioni, dal contributo volontario del 5xmille, ecc., le metta a disposizione dei propri candidati, da scegliersi sulla base dell’onestà, della competenza, della capacità di attrazione del consenso in virtù del possesso di valori veri e dimostrati. Senza la creazione di procedure che ne garantiscano la realizzazione, quelle di recuperare autorevolezza alla politica, promuoverne il rinnovamento, ridurne i costi, restano pie illusioni, affermazioni vuote, destinate immancabilmente a soccombere di fronte all’ambizione sfrenata di potere, all’ingordigia, all’istinto di conservazione dei propri privilegi e di sopraffazione dei diritti altrui che troppo spesso contraddistinguono la natura umana e che alimentano alla fine proprio quell’antipolitica che si dichiara di voler contrastare. Chi vuole fare politica deve sapere fin dall’inizio che lo dovrà fare per servire gli altri, non sé stesso e che troverà nel partito un ambiente assolutamente sfavorevole alla proprie mire che siano in contrasto con tale finalità. Solo così la società civile potrà finalmente liberarsi di tutti i mali che vengono veicolati da ciò che i partiti sono diventati.
In conclusione, non credo che parteciperò a queste primarie.