Una maglia nera sul cuore

Un’altra giovane donna. Un’altra figlia, sorella, studentessa, uccisa per mano di chi diceva di amarla. Aveva solo 14 anni. A toglierle la vita non è stato un uomo adulto, avvezzo alla violenza, ma un ragazzo di 18 anni: il suo ex fidanzato. Un ragazzo che avrebbe potuto ricominciare, voltare pagina, innamorarsi ancora. Invece ha scelto la vendetta, ha scelto l’odio. Ha colpito con una pietra. Ha messo fine a un amore che non c’era più, ma anche a una vita intera.
Viviamo in un tempo in cui la frustrazione è intollerabile, dove ogni disagio va cancellato come un fastidio. E la fine di una relazione, anziché vissuta come parte della crescita, diventa un affronto insostenibile, da vendicare con ferocia. Come se l’altro – la ragazza, la donna – fosse un oggetto da possedere, e non una persona da rispettare.

Da donna, da educatrice, da dirigente scolastico, non me la sono sentita di tacere. Per questo, al Liceo Capece di Maglie abbiamo scelto di fare un gesto concreto: lunedì abbiamo invitato studenti, docenti e personale a indossare una maglia nera. Un segno di lutto, ma anche di consapevolezza. Per dire che ci sentiamo coinvolti. Che questa morte ci riguarda. Che non vogliamo abituarci. E soprattutto, per lanciare un messaggio: ogni volta che il dolore bussa alla porta – per un rifiuto, una delusione, una fine – possiamo scegliere la via della dignità. Possiamo soffrire, certo, ma senza mai distruggere. Possiamo piangere, ma mai uccidere. Se quasi mille giovani fanno questa promessa, possiamo davvero sperare in un domani migliore. Martedì 3 giugno, al Liceo Capece, una macchia nera sul cuore. Per ricordare. Per educare. Per cambiare.