C’era la luna. E c’era l’aria secca e fresca. E un pezzo di cuore idealmente donato alla trincea. E una lacrima che inumidiva la mascherina in ogni volto contrito e stanco.
Da un lato infermieri, medici, tute di protezione e camici di ogni colore, dall’altro idealmente tutta la città di Galatina, commossa e grata per il lavoro straordinario e difficile che il suo ospedale sta facendo.
Il sindaco Marcello Amante, i vigili della Polizia Locale, i Carabinieri, la Polizia di Stato, i Vigili del Fuoco, i volontari della Protezione Civile e le guardie Fidelpol hanno reso omaggio a chi quotidianamente da più di un mese è messo a dura prova dalla battaglia contro il coronavirus, guardando in faccia la morte e percorrendo l’incognita strada della paura.
A questo scambio di abbracci distanti, ma sempre più vicini, hanno fatto eco l’inno di Mameli, le sirene dei mezzi delle forze dell’ordine e gli applausi emozionati di tutti.
A fare da sfondo la Palazzina De Maria, ieri sera mentalmente centro di Galatina. Qualche timido sguardo dalle finestre ha attraversato l’anima di chi ha incrociato quegli occhi. Senza dire nulla, è stato reciproco incoraggiamento a lottare per la vita, ognuno a suo modo, ognuno per sé e per gli altri.
Tutte e tutti hanno abbandonato pian piano il piazzale, con la fatica di chi non vorrebbe mai rinunciare a un momento di socialità e condivisione dopo così tanto tempo di restrizioni.
Ma la responsabilità si concede pause brevissime. C’è bisogno di un’ulteriore dose di coraggio e di rinnovare a ogni sospiro una dedizione che è cerotto medicamentoso per la solitudine della malattia.
C’era la luna. E c’era un giorno che si concludeva, in attesa di uno nuovo, in attesa di uno migliore.
L'arrivo delle Forze dell'Ordine in Ospedale (VIDEO)
L'esecuzione dell'Inno di Mameli (VIDEO)