"Tutti insieme stiamo tenendo testa all'emergenza"

Le riflessioni notturne di Paolo Tundo, Primario f.f. del Reparto di Malattie Infettive di Galatina."Il sorriso è nascosto dalla maschera, l’abbraccio non è permesso, una carezza è del tutto superflua con la plastica del guanto"

"Tutti insieme stiamo tenendo testa all'emergenza"

“In questi giorni abbiamo affrontato l’inizio di un’onda di cui non conosciamo ancora la portata e la durata ma finora, per fortuna, siamo riusciti a non farci travolgere, grazie all’esperienza, alla professionalità, alla voglia di renderci utili, alla capacità di fare squadra, e anche a un po’ di fantasia che ci ha consentito di superare tante piccole sfide inaspettate”.
Sta per scoccare la mezzanotte quando il mio cellulare si illumina ed appare un messaggio. È di Paolo Tundo, Primario f.f. del Reparto di Malattie Infettive del ‘Santa Caterina Novella’. Per tutta la giornata (di ieri) ho tentato in ogni modo di contattarlo ma inutilmente.
“La considerazione che facevo stasera fra me e me, tornando a casa dopo una giornata intera trascorsa in ospedale, è stata proprio quella di essere tutti quanti riusciti a tener testa a questa emergenza. Tutti, anche il personale che ci è stato assegnato in gran fretta e che, da un momento all’altro ha dovuto cambiare radicalmente le proprie mansioni e si è trovato, davvero, di fronte a questo virus di cui prima aveva tanto sentito parlare ma solo in televisione.
Tutti, dal primo all’ultimo, sono stati davvero encomiabili, non si sono risparmiati, hanno dato il proprio contributo al massimo. Senza guardare l’orologio, senza farsi sopraffare dalla paura, senza fermarsi mai nemmeno per un attimo”.
“Il messaggio di un’infermiera che lavora con me, ricevuto poco fa, mi ha particolarmente colpito: ‘Vorrei spendere due semplici parole per tutte noi che, in questo periodo, tra stanchezza e nervi a fior di pelle stiamo affrontando l’impossibile. Chi ci conosce da anni sa che siamo una grande squadra. Abbiamo affrontato tante tempeste più volte e adesso non ci dobbiamo tirare indietro. Insieme e unite ce la faremo. Domani anche se sono di riposo, verrò a lavorare. Non me la sento di stare a casa.’”
“So che siamo ancora all’inizio, ma sono consapevole che con gente così l’onda non ci travolgerà”.
Commosso, azzardo un complimento ma il dottore Tundo è un fiume in piena e, nonostante l’ora tarda e la stanchezza, continua a scrivere.
“Un’altra riflessione in attesa che il laboratorio ci fornisca ulteriori risultati. In questo periodo dobbiamo chiedere scusa ai nostri pazienti. A coloro che stiamo seguendo, magari per anni, e che, di colpo, non riescono più a incontrarci, trovandosi così del tutto spaesati e senza punti di riferimento.  Ma anche a chi si ricovera in questi giorni, spaventato per aver provato sulla propria strada questo maledetto Covid-19.
Il sorriso è nascosto dalla maschera, l’abbraccio non è permesso, una carezza è del tutto superflua con la plastica del guanto. La fretta, le urgenze continue ed il sovraccarico di lavoro certamente non aiutano. Chiediamo loro scusa, confidiamo nella loro capacità di comprenderci, confidiamo nella loro pazienza. Siamo tutti sulla stessa barca e l’onda non ci deve travolgere.
Un pensiero va anche ai tanti pazienti che eseguono il test è che attendono il responso, soli nell’ansia. Nessuno di noi riesce ad aiutarli in quelle ore e anche noi attendiamo l’esito con la stessa ansia per capire come organizzarci al meglio.”
Queste sue riflessioni andrebbero rese note -gli scrivo- soprattutto per far capire a chi ha l’unico obbligo di restare a casa con quale spirito e con quanta forza gli operatori sanitari stanno affrontando questa pandemia.
Tento di fare qualche domanda. Rimangono tutte senza risposta. Il sonno deve avere avuto la meglio. Il riposo è fondamentale per chi, alle 7 del mattino, deve tornare in trincea e tentare di vincere la sua battaglia nella grande guerra contro il coronavirus.