Come un dopo che non c’è, come un prima mai stato, come l’ora che fu, spezzata nel ticchettio, fermato a quel momento.
Tempo senza tempo da scandire, lancette sinistre, lame incrociate di spadaccini senza nobili scopi, senza donzelle da salvare, ma solo vuoti da creare.
Ogni catastrofe ha il suo “tempo senza tempo”, ha il suo orologio che ha smesso di attendere, promettere, ricordare, fingere, esaltare.
Non ci sono appuntamenti da rispettare, pranzi o cene da iniziare, film da vedere, baci da rubare. La notte e il giorno si inseguono senza minuti, sporchi di polvere e sangue. E nel tempo di perde la dimensione dello spazio perché non c’è più una strada, non c’è più una casa, non c’è scuola, non c’è cinema, non c’è quotidianità e non c’è svago. C’è un incubo amplificato tra le crepe della terra e i nembi di un cielo che oggi no, non ha diritto di essere blu.
Tempo senza tempo che si scontra con il tempo sprecato dietro le bazzecole della vita che scordiamo essere dono. Sprecato dietro un muso lungo, dietro chiacchiere prive di azione, dietro "poi" che non avranno mai futuro e meno che mai sono presente. Sprecato dietro addii che dovrebbero essere arrivederci e abbracci che dovrebbero essere infiniti.
Sprecato dietro la scrittura di queste righe, dietro la lettura di questi pensieri, dietro l'impotenza e il dolore. Ma alla fine è ciò che abbiamo per dire che questo tempo senza tempo ci ha stracciato l'anima.