Gentile Direttore, vorrei con questo mio scritto riuscire a spiegare a tutti cosa significherà per la Salute Pubblica la cosiddetta “Autonomia Differenziata”; chiedendo scusa ai lettori se mi accingo ad utilizzare una semplicità di testo e di espressioni che potrà sembrare persino banale e di basso profilo per un argomento così importante; ma è proprio per questo che lo faccio, perché tutti possano comprendere l’importanza e la serietà di ciò che si sta discutendo in Parlamento, in questo momento storico.
E vorrei affermare che il merito, anche forse inaspettato, del nostro concittadino on. Leonardo Donno, è quello di aver portato, con il suo gesto, sulla bocca e alla mente di tutti (veramente di tutti) una questione che riguarda la vita di ogni cittadino italiano; un qualcosa di epocale che il politicamente corretto, il politichese e l’informazione “ufficiale” dei media nazionali, mai avrebbero potuto far conoscere compiutamente.
Comunque, allego il link di un’articolo del “Sole24Ore Sanità” sul tema, per chi volesse approfondire la trattazione ad un livello più elevato, dichiarandomi pronto a qualsiasi confronto tecnico e politico.
“Al bambino gli avevano scoperto una rara forma di leucemia e mi hanno consigliato di andare al Bambin Gesù a Roma... per fortuna grazie al professore ora sta bene... A mia moglie a Lecce avevano dato sei mesi di vita per un grosso tumore al cervello, eravamo rassegnati, poi una mia cugina che vive a Milano le ha prenotato una visita all’IEO (Istituto Europeo Oncologico), siamo andati e l’hanno operata dopo una settimana; sono passati tre anni e ancora vive...
Non si capiva, qui da noi, cosa avesse mio padre al pancreas, poi siamo andati a Verona al policlinico e abbiamo scoperto un mondo... ora mio padre una volta ogni sei mesi va a fare lì i controlli, a Verona, ma è completamente guarito....”
Per la professione che svolgo, questa per me è realtà quotidiana; una triste realtà, perché non si comprende come mai ancora debbano esistere queste differenze tra Nord e Sud, ma è anche vero che dimostra come l’Italia sia una grande nazione, unica e unita, e il Sistema Sanitario Nazionale sia a disposizione di tutto il popolo italiano, indistintamente: da Aosta a Lecce, da Trieste a Siracusa.
Il nostro Sistema Sanitario Nazionale è la più grande conquista della nostra storia repubblicana, perché universale, sicuro, solidaristico, egualitario. E, per chi non lo sapesse (udite bene), il SSN nasce dall’intuizione, dall’impegno intellettuale e dall’azione di un politico illuminato, l’On. Beniamino De Maria; avete letto bene: il SSN, che noi oggi abbiamo, nasce dalla mente di un Galatinese (ma questa è un’altra storia).
Con la legge sulla cosiddetta “Autonomia Differenziata” a firma di uno dei più agguerriti anti meridionalisti e secessionisti bossiani, Robero Calderoli (sfido qualsiasi persona onesta a sostenere il contrario), il SSN risulterà inesorabilmente spaccato in due: quello delle regioni ricche del nord e quello delle regioni povere del sud.
Questo avverrà perché, approvata la legge, ogni singola regione potrà “dire allo Stato” esattamente questo: “i denari delle tasse che pagano i miei residenti devono rimanere qua a mia esclusiva disposizione e non devono più essere ridistribuiti per andare ad aiutare altre regioni in difficoltà; in questa maniera io potrò organizzare una mia sanità pubblica, con i miei soldi, senza chiedere nulla a nessuno; e deciderò io chi ne potrà usufruire e a che condizioni e costi.”
Lo stesso accadrà per Scuola, Ambiente, Trasporti, Energia e tanto altro.
Sono ovviamente già pronte a fare un discorso di questo genere, alcune ricche regioni del nord. Insomma, “Oro oro ognuno se curi alle case loro...” è il senso. Ed è drammatico, proprio per ciò che si è raccontato all’inizio su quei “viaggi della speranza”, quelli che in termine tecnico si chiamano “mobilità passiva” e che implicano una spesa che le regioni del sud, in cui il malato è residente, possono rimborsare alle regioni del nord, cui il malato si reca per curarsi, solo in virtù di quella ridistribuzione solidale delle entrate che avviene a monte.
E sarà forse per gli Italiani, un giorno non lontano, come per gli Americani Usa, i quali devono farsi un’assicurazione sanitaria di base per curarsi nello Stato in cui risiedono e una integrativa più onerosa se vogliono avere la possibilità di curarsi in California se sono dell’Arizona o del Texas o per esempio in Florida se abitano nell’Alabama o nel Missouri. Praticamente più paghi, con trattenuta sulla busta paga, più scelta ti dà la compagnia assicuratrice.
C’è poi il medico, il cardiochirurgo, l’oncologo, l’ematologo, l’aritmologo più bravo che andrà a lavorare nelle regioni più ricche perché il suo stipendio non sarà più uguale in tutta Italia.
Capite cosa significherà? La maggioranza di centrodestra sostiene che “l’autonomia differenziata” alla fine sarà un bene, perché stimolerà le regioni del sud d’Italia ad evolversi e ad utilizzare meglio i propri fondi, rimboccandosi le maniche (classico discorso della lega nord degli anni 80 e 90); ma ovviamente tutti sappiamo che, invece, con questa mancata solidale ridistribuzione del gettito fiscale, resteremo sempre più indietro. E, se mai dovesse essere vero che la sanità pubblica nel meridione andrà nel tempo a migliorare, chissà quando questo avverrà e chissà dopo quanta sofferenza e tragedie familiari.
Non è giusto questo. Non è giusto nei confronti di noi meridionali; cerchiamo di comprenderlo tutti, a prescindere dall’appartenenza politica e dall’ideologia. Perché, come dico sempre, quando tuo figlio, o tuo padre, è in un’ambulanza che corre in ospedale, della Meloni e della Schlein “nun te ne può frega’ de meno!”
Antonio Antonaci
(Presidente Commissione Consiliare Sanità Comune di Galatina).
L'articolo del Sole24ore