Nel settembre 1988 ebbi l'onore di intervistare Angelo Sodo, galatinese allora sessantenne Pretore di Nardò, per il 'Corriere', giornale galatinese fondato da Carlo Caggia.
Lo andai a trovare a Santa Caterina e mi accolse con la consueta cortesia nella sua casa di via Montealto (la strada delle polemiche di oggi). Ero molto emozionato ma lui mi mise subito a mio agio.
Quello che segue è il testo della nostra conversazione uscito il 7 settembre 1988 sul 'Corriere'. Alcune idee che il Pretore Sodo esprime sono ancora di una stringente attualità e dimostrano quanto sia stato innovativo il suo utilizzo degli strumenti giuridici.
Santa Caterina, settembre 1988 - Magistrato di Cassazione con funzioni direttive superiori, potrebbe tranquillamente presiedere una Corte d'Appello, un Tribunale o una Procura della Repubblica e, invece, dopo trentatré anni è ancora in prima linea sempre sullo stesso fronte: la Pretura di Nardò.
"Son venuto nel 1955 e dovevo rimanere tre anni ma quando un chirurgo comincia un'operazione, non può, ad un certo punto dell'intervento, abbandonare tutto ed andarsene facendo passare un altro al suo posto".
Angelo Sodo, giudice chirurgo, continua, per questo, imperterrito ad affondare il suo bisturi nel “corpo sociale" del territorio neretino che in estate arriva ad ospitare fino a cinquecentomila persone.
Tutti i giorni deve inventarsi nuovi strumenti per combattere la sua battaglia.
"Ci vuole fantasia anche per fare il Pretore" -dice con l'orgoglio dell'artista che sa di essere riuscito ad estrarre anche dalla materia, apparentemente arida, del codice penale strumenti di affascinante bellezza giuridica. E sempre per riuscire a difendere l'uomo, il cittadino e quindi avere il "consenso".
"Uomo uguale a tutti gli altri uomini -sottolinea- anche il giudice non può amministrare giustizia senza il consenso dei suoi amministrati. Il magistrato si inserisce nella realtà. La vive. Non si fa coinvolgere molto perché altrimenti non sarebbe più un giudice. Intanto è in quanto è terzo. Non al di sopra ma al di fuori delle parti. Egli è un'esigenza dell'umanità".
Che Angelo Sodo abbia il consenso dei cittadini del suo mandamento è fuor di dubbio. L'anno scorso alcuni sono arrivati anche a fare affiggere un manifesto per dirgli: "Grazie, signor Pretore".
Quest'anno (1988, ndr), per lo stesso motivo, qualcun altro ha scritto a "Quotidiano".
"Ma di che cosa mi vogliono ringraziare? -si schernisce. Un cittadino non deve arrivare a ringraziare il magistrato. Che cosa gli ho fatto? Un piacere, una cortesia? No, ho semplicemente applicato la legge. Ho cercato di colmare il fossato, ancora oggi, enorme fra Stato e cittadini."
E la gente lo ha capito. A Nardò sono disposti a tassarsi per permettergli di vincere una delle sue più interessanti battaglie, forse quella a cui egli tiene di più: l'estrazione dalla baia di Santa Caterina della nave romana che lì giace da duemila e trecento anni (oggi 10 anfore sono nel Museo del Mare Antico di Nardò, ndr).
"Ormai siamo sulla dirittura d'arrivo. Ne ho parlato con De Michelis in agosto. Ci vogliono molti soldi per tirarla fuori ma, quando lo avremo fatto avremo fra le mani un bene di enorme valore".
Lo dice con una certa emozione mentre ci mostra le foto che documentano lo stato della nave sul fondo. E racconta come, per la prima volta nella sua vita, abbia fatto anche il sub indossando la muta e le bombole per andare giù a venti metri di profondità per rendersi conto della situazione di persona.
"Sono stato il primo magistrato a sequestrare il mare (un quadrato di 25 metri di lato, ndr) -aggiunge- e posso dire di avere rivalutato, in generale in Italia, lo strumento del sequestro giudiziario". Lo ha usato, infatti, in molte circostanze. Ma se ne è servito soprattutto per difendere il suo territorio dall'attacco dell'abusivismo.
"Quaranta chilometri di costa non sono pochi (il mandamento comincia alla Montagna spaccata e finisce poco prima di Avetrana) -sottolinea- e sono un grande incentivo a costruire. Siamo sulle sessantamila costruzioni abusive fatte nonostante la presenza di un magistrato che ha incarcerato e sequestrato pur di porre un freno. Sono arrivato a fare ventimila processi. Purtroppo chi ha costruito si è illuso di poter vivere senza strutture. Ma come si può pensare di fruire della propria casa, magari asfissiati dalla puzza, come avviene a Porto Cesareo da mezzanotte in poi? E non parliamo degli autospurgo che sono la manifestazione più evidente e palese della inciviltà di un popolo".
Ma la battaglia di tutti i giorni del Pretore di Nardò è proprio quella che combatte contro l'ignoranza e contro la disinformazione tentando di far crescere, per quanto gli è dato, il livello di civiltà della comunità in cui vive. Lo fa "intervenendo direttamente sulla piaga", come gli piace dire, ma anche servendosi degli strumenti dello studioso.
Uno dei suoi temi preferiti, il diritto di famiglia, è stato da lui affrontato in varie pubblicazioni. Mentre ne parla però il giudice-studioso cede volentieri la voce al giudice-padre: "Ho avuto dei casi pazzeschi. Bambini buttati in mezzo ad una strada che son venuti a dirmi: "io voglio rimanere qui con te perché non so dove andare"". Ed egli, Pretore sempre pronto a difendere tutti ("Forse sono un Don Chisciotte ma io credo ancora nello Stato. Dentro di me ci sono tutte le aspettative, le speranze, le delusioni che evidentemente non si sono ancora esaurite perché non ritengo di avere esaurito il mio compito") è arrivato perfino a difendere il diritto di ogni uomo a respirare aria salubre. Lo ha fatto andando a scovare l'articolo 635 del Codice Penale che prevede la reclusione fino ad un anno per chi distrugge o deteriora o rende in tutto o in parte inservibili cose mobili o immobili destinate a pubblica utilità. "E che cosa c'è di più utile dell'aria che respiriamo? Non stiamo ancora parlando di inquinamento. Lì il reato è un altro. Siamo al di sotto dei limiti previsti dalla legge affinché Si possa parlare di inquinamento. Stiamo facendo prevenzione".
Le carcasse di mucche scaricate qualche anno fa in mare da una nave greca ammorbavano l'aria in prossimità della riva. Lui le ha fatte rimuovere ed ha condannato, in base all'art. 635 del C.P. l'incauto comandante del cargo. La stessa cosa ha fatto quest'anno con chi andava spargendo i gusci di cozze sulla scogliera.
Le cronache estive però si sono occupate di Angelo Sodo anche per un altro motivo: la sua polemica con il sindaco di Nardò.
"Per carità" -ha un sobbalzo il Pretore- quel termine è proprio fuori luogo. Un giudice non fa e non può fare polemiche. Ancora una volta non ho fatto altro che servirmi della legge. L'art. 77 dell'Ordinamento Giudiziario vigente dice che, a prescindere dalle ipotesi criminose, il Pubblico ministero veglia sull'esatta osservanza delle leggi e(...) richiede i provvedimenti necessari per i casi in cui si verifichino determinati fatti. Sulla strada Nardò- Santa Caterina c'erano già stati quattro morti quest'anno. (E' il Pretore che guarda in faccia i morti!) Ho segnalato il fatto al Presidente della Provincia (Giacinto Urso, ndr) (che è un galantuomo) ed egli è subito intervenuto imponendo il limite di 30 Km all'ora oltre al divieto di sorpasso. Un'altra segnalazione, con molta modestia, l'ho fatta al Sindaco perché dei cittadini mi hanno denunciato che in Via Pietro Micca a Santa Caterina, c'era già inquinamento quando la strada era a senso unico e lui voleva trasformarla a doppio senso di marcia.
I cittadini hanno il diritto di respirare aria salubre. Non posso non fare di tutto per garantirgli questo diritto. Non posso non correre in loro soccorso".
E di nuovo viene fuori il giudice-medico titolare di una Pretura-Pronto Soccorso in cui però opera senza equipe "faccio di tutto dall'anestesista al chirurgo all'infermiere". "Dovremmo essere in quattro e sono da solo. Di guardia ventiquattro ore su ventiquattro. Quest'anno ho chiesto di non farmi tutte le ferie pur di non lasciare il mio presidio. Me lo hanno concesso a mala pena".
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