Se n’è andato Cosimo Murrone, per tutti Mimino, per me, cresciuto fianco a fianco con la sua famiglia, fin da piccolo, zio Mimino. Mimino aveva da qualche anno perso il suo adorato Raffaello, il figlio musicista di cui andava così fiero e per il quale ogni volta che parlava gli si illuminavano gli occhi.
Da sollievo, almeno, pensare che ora lo starà riabbracciando, recuperando il tempo perduto.
Condividevamo tante passioni con Mimino, prima tra tutte lo sport: dal calcetto giocato grandi e piccoli per tanti anni sulla sansa del Bardella o sull’erbetta di Rivabella, al tennis lì sul mitico Circolo Tennis in Via Guidano.
In questo venerdì dell’Immacolata, in chiesa, c’era commozione sì, ma anche tanta incredulità e stupore. Tutti i presenti avevano ben in mente quanto fosse sportivo Mimino, solo qualche settimana fa in sella alla sua bicicletta in giro per Galatina, o racchetta in mano in un campo.
Si respirava profonda tristezza, com’era normale che fosse, ma c’era anche tutto l’affetto che lui ci ha donato in vita e che noi in questo giorno siamo andati a restituirgli.
Era l’uomo dalle doti infinite. A partire dalla sua infinita bontà. Uomo che bastava guardare mentre era all’opera per capire la sua infinita pazienza, quella che ci metteva anche nel tennis, quando beccava qualche novellino e si adoperava per farlo migliorare.
Infinita era la sua generosità nello spendersi per gli altri, chiunque lo conoscesse sa di cosa parlo. Così come infinita era la passione per i suoi studenti e per il legno. Nella sola mia casa conservo numerosi oggetti fatti a mano da lui. Non oso immaginare cosa possa esserci in giro per Galatina.
Infinito era l’amore per la sua famiglia e per sua moglie, Maria Luce, che cercava sempre con uno sguardo per vedere se fosse tutto a posto.
Infinito il suo senso dell’umorismo, ancora sorrido se penso ad un pomeriggio in cui non ero in formissima e lui mi fece ridere con una battuta semplice sulle poche persone presenti e sulle tante auto parcheggiate fuori dal circolo.
Una persona che ci mancherà altrettanto infinitamente perché ci eravamo convinti che fosse immortale.
Ciao, Mimino.