Perché in America nessuno si scandalizza quando su alcuni temi maggioranza e opposizione convergono, mentre da noi si grida immediatamente all’”inciucio”? Semplice: perché gli americani hanno imparato da un bel pezzo che ciò che conta nella valutazione delle proposte di legge non è il soggetto che le propone, bensì la convinzione circa la bontà dell’obiettivo da raggiungere.
Da noi è il contrario. Da noi funziona come nel calcio. Si parte dall’amore incondizionato per la propria squadra. In qualunque modo essa giochi, qualunque violazione delle regole essa commetta, si tifa comunque per lei.
Nella testa di troppi cittadini elettori c’è ancora un troppo elevato tasso di sudditanza verso gli eletti. Più che seguirli e giudicarli per ciò che dicono e, soprattutto, per ciò che fanno, li si ossequia e li si ammira per la capacità di fare, comunque, carriera, indipendentemente dalle vie seguite e dagli strumenti utilizzati per raggiungere il traguardo. Tutto questo dà la misura dell’immaturità della nostra democrazia e della necessità che, prima ancora di preoccuparci per l’economia, per la finanza, per la giustizia sociale e non, ecc. ci si deve preoccupare dell’educazione politica, e dunque civica, dei cittadini, soprattutto di quelli giovani.
Ben venga, dunque, la proposta di rafforzare e rendere enormemente più incisivo l’insegnamento della materia nelle scuole, equiparandone il trattamento a quello della condotta ed anzi unificandoli, poiché altro non sono che due aspetti dello stesso problema.
L’immaturità democratica si manifesta tutti i santi giorni anche attraverso ciò che i nostri rappresentanti dicono (e fanno) o non dicono (e non fanno) in occasione dei continui scandali, sui quali la magistratura deve intervenire e investire risorse umane e materiali che potrebbero essere indirizzate alla tutela dei semplici cittadini e che si tramutano anch’esse in costi della politica. E tutto ciò solo perché la politica non è in grado, per mancanza di volontà e di cultura democratica, di prevenire certi comportamenti attraverso le leggi e soprattutto attraverso la rigorosa applicazione delle stesse, quando ci sono. E non è in grado di farlo per il semplice motivo che in questo paese solo a parole la politica persegue l’interesse della collettività. Nei fatti essa persegue l’interesse delle varie fazioni che di volta in volta si alternano al potere, la cui conquista troppo spesso viene perseguita con mezzi e metodi illeciti e con la complicità determinante degli elettori-tifosi-sudditi.
Nello scandalo del Monte dei Paschi, ad esempio, un cittadino che abbia chiaro quale debba essere il ruolo della politica, invece del solito gioco delle torte in faccia, dovrebbe pretendere che immediatamente tutte le parti politiche si riuniscano e s’ “inciucino” attraverso l’assunzione di provvedimenti atti a far sì che in futuro casi come questo non abbiano più a verificarsi. Dovrebbero, cioè, emanare regole tali da impedire per il futuro la commistione tra finanza e politica.
Se, infatti, i partiti fossero coscienti del fatto che uno dei compiti precipui dei rappresentanti dei cittadini dovrebbe essere quello di controllare in loro nome la correttezza e il rispetto delle regole da parte di coloro cui è affidato il compito di determinare l’andamento dell’economia e della finanza, dovrebbero rendersi conto che il loro coinvolgimento diretto o indiretto in tali attività determina un conflitto d’interesse e un corto circuito politico-istituzionale che non può che danneggiare il paese.
E invece siamo costretti ad assistere al solito avvilente spettacolo di cani che sono pronti a “sbranarsi” pur di sottrarsi reciprocamente l’osso. E molti di noi cittadini-elettori-tifosi-sudditi, purtroppo/, ci prendiamo gusto e tifiamo per l’uno o per l’altro, dimenticando che l’osso siamo noi./