Due uomini non fanno una madre. E chi ha detto che vogliano questo riconoscimento? Due uomini sono due uomini. Non possono e non vogliono essere altro. Ma possono e vogliono essere famiglia perché dove ci sono due persone che si amano, che si amano così profondamente da desiderare di mettersi in gioco anche come genitori, c'è una famiglia. E sapete chi lo afferma con prepotenza, più di questa penna spesso criticata nel suo ruolo provocatorio? I loro figli e le loro figlie. Ragazzi e ragazze che vivono felici in una casa in cui a preparare la cena, ad accompagnarli a scuola, a consolarli quando sono tristi, a festeggiarli al compleanno, sono due uomini. O due donne. Che non fanno un padre e non vogliono esserlo.
L'ultima campagna Pro Vita contro l'utero in affitto si rivela ancora una volta di dubbio gusto, di certo offensiva nei riguardi di una gioia evidentemente sconosciuta ai sostenitori della "famiglia tradizionale", troppo intenti a inventarsi il modo più subdolo per colpire la diversità per rendersi conto di ciò che accade intorno.
Un neonato, in un carrello della spesa, con tanto di codice a barre sul petto e due figure, numerate e crucciate, che fanno da cornice, ha ben poco da raccontare e da incentivare. Può suscitare al massimo pietà, dopo l'inevitabile fastidio e la rabbia.
Si pontifica sulla necessità di difendere bambine e bambini nati "su commissione", ma non c'è chi di Pro Vita si sia preso la briga di chiedere a questi figli e a queste figlie quanto la loro vita sia ombrosa e destinata alla perdizione. Forse perché sarebbe grande la sorpresa di trovare un angolo di mondo sereno e dal futuro più roseo di quello che si possa immaginare.
Il ministro Fontana può continuare a negare l'esistenza delle famiglie arcobaleno e l'associazione di cui sopra può proseguire nella sua comunicazione abietta. Ma la massima che portano avanti a sostegno delle proprie idee si sta già ritorcendo contro il loro bigottismo.
"Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito". Chi è il saggio? Chi lo stolto?