La contraddizione non si addice al politico. Chi viene delegato dai cittadini ad amministrare i beni comuni ha il dovere di avere un comportamento coerente. Le sue affermazioni verbali devono tradursi in fatti concreti ogni giorno e in ogni decisione che prende in nome e per conto dei suoi amministrati. Quando il principio di non contraddizione, codificato da Aristotele 2400 anni fa, non viene rispettato allora tutto è possibile e consentito.
Siamo amministrati da persone che, negli anni e nei mesi scorsi, hanno condotto meritorie (in alcuni casi solo dal loro punto di vista!) battaglie, per l’ambiente, in difesa della cultura, dei beni artistici, architettonici e del paesaggio, a tutela della salute pubblica contro tutti i ‘mostri’ esistenti ed, eventualmente, inventati.
Abbiamo visto questi grandi eroi ed eroine delle parole vuote scagliarsi contro le decisioni degli altri. Hanno sparato e sparano contro il Megaparco non solo perché “economicamente dannoso” ma soprattutto perché avrebbe deturpato la bellezza di Contrada Cascioni (sic!).
Si sono stracciate le vesti contro la 275 (la Maglie –Leuca meglio nota come ‘strada della morte’) e contro la Maglie-Otranto a difesa degli ulivi. Per la ‘Quercia Vallonea’ sulla collina di San Sebastiano hanno organizzato sit-in e chiamato televisioni.
Contro la TAP a San Foca hanno verbalmente lapidato l’incolpevole don Aldo Santoro, parroco della Chiesa Madre, e assediato, novelle tarantate, la chiesetta di San Paolo. Da quando l’ARPA ha installato le sue centraline, in funzione 24 ore su 24, nello stabilimento Colacem non sbraitano più contro il cementificio galatinese.
Quello che hanno fatto capire in tutti i loro discorsi riguardanti i casi sopra citati è che, se fosse dipeso da loro, quei misfatti non sarebbero mai stati compiuti.
Non è vero! Chiunque sia passato ieri sera in Piazza San Pietro avrà potuto constatare quanto le affermazioni che il Sindaco, i suoi assessori e i suoi consiglieri di maggioranza sul bello, sulla cultura, sul paesaggio siano solo suoni vuoti da applicare, eventualmente, in altri territori e non nella nostra città.
La facciata della Chiesa Madre oscurata da un palco rumoroso e ingombrante (perché non è stato montato in Piazza Alighieri come negli altri anni?) e il basolato ultracentenario ridotto a squallido contenitore di sgraziate costruzioni regolarmente autorizzate sono le più eclatanti prove di quanto sia proprio la “contraddizione” la caratteristica di chi oggi siede a Palazzo Orsini.
Possono decidere e non lo fanno. Si limitano a scaricare le responsabilità sui regolamenti mancanti (ma ci sono le leggi e le sentenze della Magistratura!) o sui dirigenti comunali che, da burocrati non galatinesi, non hanno alcun amore per la Città (basterebbe la sola ‘Lampada senza luce’ a provarlo).
Ora basta! Il 2015 sia l’anno in cui il bello ritorna a Galatina! I politici non sanno, non possono, o non vogliono impegnarsi per realizzare questo realistico sogno? Siano i cittadini a costringerli ad agire o andarsene.