Ieri all'interno della Prefettura abbiamo cercato di dare una risposta alle drammatiche problematiche dei lavoratori della Provincia. La televisione nel pomeriggio ci ha mostrato immagini che non avremmo mai voluto vedere: quella di alcuni manifestanti che, fuori dal Palazzo del Governo insieme a tanti altri a rivendicare i loro giusti diritti, hanno pensato che un modo efficace di protestare ed ottenere quanto spetta loro fosse quello di calpestare il Tricolore. Erano solo poche persone che scimmiottavano atteggiamenti visti in televisione in situazioni, contesti e nazioni completamente diversi che non appartengono alla tradizione del movimento operaio italiano, che vanno condannati e contrastati con tutti i mezzi.
Di fronte all'inciviltà, alla stupidità e alla inutilità del gesto, il pensiero che mi è subito venuto alla mente è la frase di Gesù sulla Croce "...non sanno quello che fanno"
- non sanno quanto sangue, quanti sacrifici e quante vite è costato quel Tricolore;
- non sanno che la bandiera è il simbolo della nostra Patria, della nostra terra bellissima, della nostra cultura e di quella dei nostri genitori, insomma fa parte di noi stessi;
- non sanno che calpestando la bandiera offendono tutti gli italiani che credono in quel simbolo e che non hanno alcuna colpa dei loro problemi di lavoro;
- non sanno che per risolvere i gravissimi problemi del lavoro non servono gesti eclatanti o violenti, ma occorre impegno, confronto, idee, competenza, onestà;
- non sanno che il loro gesto oltre che inutilmente incivile è anche un reato e possono incorrere nella punizione prevista dal codice penale.
Ma dietro quel gesto c'è forse l'impotenza di chi non ha gli strumenti per riflettere o che pensa di non avere altre possibilità e di essere solo.
Per tutto questo ho chiesto ai rappresentanti sindacali di accompagnare quelle persone da me.