Gentile Direttore, le scrivo in merito all'amarezza unita alla perplessità che sto provando in questi giorni. Ho dato una mano all'attuale amministrazione candidandomi nelle fila di Rifondazione Comunista. Una scelta maturata nel tempo, giunta alla fine di tante collaborazioni con vari esponenti di Rifondazione a cui mi sono sentita particolarmente vicina durante la manifestazione di Primavera Libera tutti, circa due anni fa. Una candidatura che voleva aiutare soprattutto un gruppo che stava dimostrando di essere diverso e presente sul territorio con azioni mirate. A tutti va ancora la mia stima. Ma, c'è un ma. L'impegno sociale per me è una buona pratica quotidiana, l'esigenza di cambiamento la applico prima di tutto al mio stile di vita, il compromesso è una pratica diplomatica, non economica o politica. Sono fermamente convinta che una società , una città può evolvere e migliorare, se c'è di base una forte propensione dell'individuo a mettersi in gioco e non accettare i compromessi, nella seconda accezione di cui sopra. Cerco di fare del mio meglio "per compiere semplicemente" il mio dovere e far sì che questo territorio possa crescere anche con il mio piccolissimo e modestissimo contributo, che ha una caratteristica di fondo: non accetta imposizioni dall'alto, non cede a scambi di favore.
Da qualche tempo a questa parte, purtroppo, devo constatare che alcuni esponenti dell'amministrazione, nell'ambito di progetti presentati da soggetti privati per l'utilizzo di fondi pubblici che muovono nella direzione di una valorizzazione della città intesa nel suo ricchissimo patrimonio, stiano proponendo a più riprese sempre gli stessi nomi di organizzatori o figure di marketing territoriale, nonostante nei progetti i nomi presentati siano altri. Il principo democratico dice "una volta a me ed un'altra volta a te", in nome dell'alternanza, della varietà dell'offerta e un conseguente aumento della domanda. Eppure da quando si è insediata questa amministrazione non fa altro che riproporre gli stessi nomi in salse diverse.
La domanda che mi pongo in questo momento è solo una: perché? I soldi che stanziano per le varie manifestazioni sono pubblici, quindi di tutti noi. Sono soldi che provengono dal lavoro, dai sacrifici di tutti noi. Un'amministrazione che è stata eletta come rappresentante del popolo dovrebbe vigilare affinché attraverso quei soldi, tutti i cittadini possano trarre giovamento, ma soprattutto una volta spesi, diano lustro all'immagine della città.
Quale principio muove un'amministrazione nell'appoggiare una figura anziché un'altra, pur essendoci alla base un ottimo curriculum, ottime referenze, un'onestà di fondo? Perché hanno perso una visione generale d'insieme e si preferisce il "particulare"? Perché in nome di due o tre persone, un'intera città, un intero comparto produttivo, culturale, economico deve semplicemente stare al gioco?
Cerco di trovare delle risposte, ma francamente non riesco a trovarne neanche una. Riesco solo a dirmi una cosa: che la situazione continuerà ad essere sempre la stessa se continueremo a stare zitti e a far buon viso a cattivo gioco. Ed io sono arrivata ad un punto di saturazione. Perchè se siamo nelle condizioni in cui stiamo è un po' colpa di tutti. Grazie.
Gentile Angela, "Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi. Mi sono spiegato?" (Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo, Milano, 1958)