Dopo alcuni giorni dalla fine delle celebrazioni pasquali, mi sembra doveroso sottolineare l’intensità con cui i riti della settimana santa si sono svolti nella piccola parrocchia Beata Vergine Maria di Costantinopoli a Collemeto. Dall’arrivo del precedente parroco, don Cosimo Nestola, nei primi anni ottanta, il paese ha sempre vissuto il periodo della Pasqua con grande partecipazione e raccoglimento, gli stessi che, dopo la fine delle limitazioni legate alla pandemia, anche il nuovo parroco don Marco Gatto ha cercato di far ritrovare alla comunità, in continuità col lavoro svolto dal suo predecessore. I fedeli, dopo un piccolo pellegrinaggio nella domenica delle Palme, durante il quale dalla “chiesa vecchia” un corteo festante, con i ramoscelli d’ulivo appena benedetti, ha raggiunto la chiesa grande per la lettura del ”Passio”, nel giovedì santo hanno potuto ”rivivere” e contemplare il mistero eucaristico. Molto toccante è stato lo svelamento dell’altare della “reposizione”, ideato dallo stesso don Marco e concretizzato con l’aiuto di alcuni suoi operosi collaboratori che, come accadeva anche negli scorsi decenni, hanno messo a disposizione tempo e creatività per garantirne la buona riuscita. Il momento di preghiera comunitaria che ne è seguito, grazie anche alle atmosfere suggestive create dal coro, ha dato senso al cammino spirituale intrapreso in quella giornata, rendendo ogni cosa carica di significato. Altro momento di grande comunione sono state, poi, le celebrazioni del venerdì santo: da una emozionante e “contemporanea” omelia ispirata alla X Stazione della Via Crucis, in cui Gesù viene spogliato delle vesti e privato della sua dignità di uomo, all’adorazione della croce in chiesa, alla via crucis intorno a Piazza Italia. Sfidando un freddo invernale, la comunità ha poi partecipato, silenziosa e commossa, alla processione del Cristo Morto e dell’Addolorata, tenutasi lungo la via principale di Collemeto. Con la fine del triduo pasquale e l’allestimento di un bellissimo altare della Resurrezione, in cui si è voluto un richiamo tangibile al sepolcro vuoto, si è arrivati al punto culmine delle celebrazioni: la luce, la rinascita. Un ringraziamento sincero a don Marco, dunque, e a tutti coloro che a vario titolo hanno contribuito a far sì che la comunità intera (credenti e non, praticanti e non ) ricevesse in dono per la Pasqua momenti di pura spiritualità ed autentica condivisione in questo piccolo paese di anime “smarrite”, come tante altre, per gli orrori del mondo. M.G.