Ci sono donne

Ci sono donne

Ci sono donne che sono spaventate e calpestate. E donne che spaventano e che sono comunque calpestate. Che si mostrino fragili o forti e caparbie, le donne continuano a essere incolpate del loro essere donne, cioè spesso di essere di una bellezza disarmante, così armoniche fuori e appassionate dentro da far desiderare di essere come loro. Ecco allora che sopraggiungono invidia, gelosia, brama di sopraffazione e in un attimo quella bellezza viene messa all'angolo, ben nascosta da quei fiori che rigogliosi riempiono le case nelle festività comandate, quelle imposte dalle dinamiche commerciali e da nulla di più. Incolpate di essere tali, dunque, intelligenti, sveglie, ambiziose. Si ritorna su un discorso delicato che rischia di ritrovarsi come un chewing gum masticato e privo di sapore, quando in realtà l'attenzione su questo fenomeno sociale, più vicino all'animale che all'umano, dovrebbe rimanere sempre alta. Da quello che accade nelle cittadine più piccole, fino alle notizie che maggiormente invadono la cronaca anche a livello internazionale, viviamo in un clima di tensione che sfocia non di rado nell’assurdo. Trovare spiegazioni, che non siano racchiuse nella becera ignoranza e nell’istinto più primordiale, appare impossibile. Quella ragazza investita dal padre nei giorni scorsi, additata da chi più di chiunque dovrebbe amarla e proteggerla di essere troppo desiderosa di indipendenza, è l'icona di quello che sta accadendo. Poco importa l'origine dell'uomo in questione, né la religione o il valore che dà a determinati principi. Sognare di essere chi si è, chi sentiamo di essere, è un crimine e come tale va condannato con la legge del taglione.
Mi irrigidisco anche solo a scrivere questo pensiero, pur sarcastico, perché non è e non potrà mai essere condivisibile. Tutti conosciamo donne che hanno nel cuore la potenzialità straordinaria di cambiare il mondo. Impedire che questo succeda, questo sì è un crimine. Qui non si tratta di riconoscere che le donne sono migliori degli uomini, ma in maniera più lineare che le donne hanno diritto di esprimersi e di essere libere esattamente come gli uomini e in maniera diversa da loro sapranno fare la differenza. Invece molti si sentono ancora autorizzati a usare linguaggi offensivi, a incasellare le donne, soprattutto se sono riuscite ad arrivare a qualche posizione sociale, politica o professionale di rilievo, negli stereotipi più di bassa lega, che ormai dovrebbero essere preistoria. Molti, ancora peggio, si sentono autorizzati a danneggiare, fisicamente e moralmente, qualsiasi donna non la pensi come loro e non accetti soprusi e compromessi.
Ci sono donne che sono spaventate e che dovrebbero smettere di avere paura. Ci sono donne che spaventano e che non dovrebbero avere bisogno di armarsi per farsi valere.
Ci sono donne. Punto.

(Articolo apparso su in Dialogo di Marzo 2019. La copia cartacea è ritirabile gratuitamente presso la Chiesa di San Sebastiano a Galatina. Si ringrazia il parroco, don Dario De Pascalis, per la gentile concessione alla pubblicazione.)