Fino a qualche anno fa, percorrendo via Umberto I, nel cuore del centro storico di Galatina, non si poteva fare a meno di fermarsi davanti allo studio del maestro Luigi Caiuli. Era un appuntamento con la bellezza, per chi già lo conosceva, era una sorpresa stupenda per i turisti che rimanevano inchiodati ad ammirare le sue tele.
Tutti trovavano un buon motivo per entrare, in quello studio, per continuare a riempire i propri occhi di colore, di forza, di passione e per ascoltare lui, Luigi, che con entusiasmo, rispondeva ad ogni domanda, soddisfaceva ogni curiosità di chi voleva saperne di più di questo o quel dipinto.
Raccontava la sua terra attraverso le sue tele, ci faceva riscoprire il Salento attraverso i suoi occhi da artista che sulla tela regalava agli ulivi colori forti come il rosso, alle piante di fico d’India forza e profumo fino a pungere l’anima. Sui volti dei contadini la fatica, nelle campagne assolate il contrasto forte tra luce ed ombra.
E poi, il magnifico racconto delle “Tarantate”, diviso in tante tele che lo hanno reso famoso a livello nazionale ed internazionale. Un racconto sofferto ed amato, dipinti che a volte colpiscono come un pugno allo stomaco e che non possono non lasciare traccia in chiunque abbia avuto l’occasione di ammirarle. Ma poi, dalla forza a volte violenta, il suo pennello sapeva passare alla delicatezza di dolcissimi volti femminili.
“Luigi, dimmi, cosa hai voluto dire con questo dipinto?” E lui mi rigirava la domanda: “Tu che cosa ci vedi?” ed io gli raccontavo le tante impressioni che guardando la tela lui riusciva a regalarmi e di questo, ogni volta ne rimaneva stupito, perché si rendeva conto di quanto sia sempre vero che ogni opera d’arte, una volta messa al mondo dall’artista, non gli appartenga più, comincia a vivere una sua vita legata ai mille occhi che l’ammireranno.
La data della morte di un artista non conta. Luigi Caiuli si è spento il 26 giugno, ma ha lasciato così tante opere, testimonianze vibranti del suo passaggio, che potremo incontrarlo ancora infinite volte ed ogni volta lui ci racconterà qualcosa di nuovo e diverso, attraverso i suoi quadri, in base al nostro stato d’animo, alla gioia o al dolore con cui i nostri occhi guarderanno i suoi dipinti.
Grazie Luigi per tutto l’amore che hai trasmesso alle tue opere, perché l’amore non muore mai ed io oggi posso dire con immensa commozione, che non sento di aver perso un amico, perché gli amici veri non ci lasciano mai, continuano a starci vicino in mille modi.
Continuerò a guardare il “Cristo senza croce” di cui tanto abbiamo parlato, e lì ti ritroverò in quel “per sempre” che appartiene alle anime belle come la tua. Il vuoto della tua assenza verrà sempre colmato dalla forza del tuo racconto pittorico.