Vi racconto una storia

Vi racconto una storia

C'era una volta una città che sonnecchiava. Odiava essere definita dormiente. Eppure non si faceva mai mancare le sue dosi di camomilla. Motivi per destarsi dal suo torpore ne aveva, non fosse altro per i tesori che custodiva tra le sue piaghe da decubito. Non quelle del "non posso", ma quelle del "non voglio". Sotto la cenere tante idee rivoluzionarie, tanta aspirazione al cambiamento, tanto desiderio di ripartenza. Eppure nessuno dei suoi abitanti metteva in atto questi propositi.
Un bel giorno qualche impudente cercò di svegliare i cittadini con una trovata d'impatto. Nei pressi della piazza, così che neanche a un solo occhio potesse sfuggire, un'auto fu parcheggiata sottosopra. "Un incidente in pieno centro", fu la prima ansiosa reazione. Ma il messaggio sulla fiancata della Seicento rossa fece capire un attimo dopo l'intento dell'operazione: "Capovolgi le prospettive". Che sveglia sonora!
Ma, invece di destare progetti innovativi, la cosa ha fatto alzare dall'oltretomba le solite critiche poco costruttive. "Porcheria che rovina il salotto bello della città", "Suolo pubblico occupato in divieto di sosta", "Manovra politica". A questi strani bla bla fece eco però la grassa risata di quanti hanno visto nell'istallazione la voglia concreta di smuovere qualcosa. E ogni tanto si ricordano che le azioni più creative con le discutibili tattiche di palazzo non hanno nulla a che fare. Sono frutto della mente di imprenditori, professionisti, lavoratori. Persone.
D'altra parte, si sapeva: ciò che turba minimamente gli storici equilibri della routine viene subito additato, raramente applaudito.
Ad un tratto, però, un battito di mani ha scosso i protagonisti intenti a sistemare la macchina nel punto prestabilito. Un anziano, cappello in testa e sorriso sul viso: "Bravi ragazzi, solo i superficiali si fermeranno alla cosa in sè. Ciò che avete voluto comunicare è chiarissimo".
La macchina è ormai stata rimossa e chi si è sentito colpito a livello personale ha ritrovato la pace della sua inerzia e del suo vittimismo. Chi nell'idea aveva visto un'energia nuova è già in attesa di altre sorprese. E tutti vissero..come hanno deciso di vivere.