Mariam Amaanou si è allontanata nella notte tra giovedì e venerdì scorso dalla abitazione di Galatina in cui vive insieme ad altre ragazze beneficiare del progetto di accoglienza “Safia ama Jean” di Arci Lecce. Si tratta di una ragazza etiope di 27 anni, in grado di comprendere esclusivamente l’arabo o l’oromo, che a Galatina era giunta il 24 marzo scorso dal Cara di Bari in quanto richiedente asilo. Le forze dell’ordine, presso le quali Arci Lecce ha già segnalato con apposita denuncia l’allontanamento, sono già impegnate nelle ricerche.
Chiediamo a tutti, in particolare ai mezzi di informazione, di darci una mano a ritrovare sana e salva Mariam (di cui alleghiamo al presente comunicato una foto). È bene precisare che in quanto richiedente asilo Mariam non aveva alcun obbligo in relazione alla sua permanenza nella struttura né gli operatori del progetto avevano alcun obbligo di sorveglianza sui suoi spostamenti: è una persona libera e adulta.
Ciò che ci spinge ad essere preoccupati e a chiedere la vostra collaborazione è la particolare fragilità psicologica di questa giovane donna, una fragilità di cui gli operatori Arci si erano accorti e che, con il supporto della psicologa interna al progetto e all’aiuto di specialisti sul territorio, stavano cercando di meglio definire.
La notte del 22 giugno scorso Mariam si era già allontanata, subito ritrovata dagli agenti del commissariato di Galatina e riaccompagnata presso la struttura Sprar sede del progetto di accoglienza.
Mariam è alta un metro e sessanta, è magra, ha capelli neri lunghi e lisci e una evidente macchia sul lato destro del volto. Al momento dell’allontanamento indossava una sciarpa di colore viola, una maglietta nera, un pantalone jeans o leggings di colore nero e scarpe “ballerine”. Portava a tracolla una borsetta fucsia, probabile avesse con sé un piccolo ombrello di colore turchese e un piumino di colore marrone. In questi tre mesi di ospitalità non era mai stata vista con un cellulare.
Il progetto SPRAR “ Safia Ama Jan ” è nato nel 2009 con l'obiettivo di costituire una rete di accoglienza, protezione e assistenza per soggetti appartenenti a determinate categorie vulnerabili (donne sole, nuclei monoparentali, famiglie). In linea con quanto previsto dal Protocollo d’intesa stipulato nel 2001 tra il Ministero dell’Interno, l'ANCI e l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (UNHCR), si fonda sui principi dell'empowerment e sul progressivo rafforzamento dell’autonomia del beneficiario, attraverso un percorso integrato di attività e servizi offerti in sinergia con le realtà istituzionali, sociali e associative del territorio.
I beneficiari del progetto vivono in appartamenti situati nel contesto urbano, con un numero ridotto di posti letto: ciò permette loro di ritrovare la serenità di un ambiente domestico, con la possibilità di instaurare positive relazioni con gli altri ospiti, gli operatori e il vicinato. Ai beneficiari, oltre all'accoglienza, vengono garantite tutela legale, assistenza amministrativa e socio-psico-sanitaria, insegnamento della lingua italiana, frequenza di corsi di formazione e aggiornamento professionale, attivazione di progetti di tirocinio sostenuti con borse lavoro, accompagnamento all'inserimento lavorativo, orientamento e accompagnamento per la ricerca di soluzioni abitative in autonomia.