La dolorosa vicenda dell’arresto di Bruno Dollorenzo, ancora tutta da definire, ha messo in risalto la mostruosa quantità di pietre che uomini e donne sono pronti a lanciare sul presunto peccatore di turno. Ci vantiamo di essere uno dei paesi più evoluti del mondo, facciamo parte del G8, abbiamo dato i natali ad alcune delle menti più brillanti della storia, le cui teorie e scoperte giganteggiano tutt’ora, ma appena succede qualcosa di poco chiaro al vicino di casa, siamo pronti a lapidarlo con un sorriso simile ad un ghigno.
Dollorenzo deve ancora essere sottoposto al primo interrogatorio, ma la sua esecuzione mediatica è già stata consumata e le iene bisognose di sensazionalismo hanno già mietuto il loro raccolto.
Non è passato nemmeno per l’anticamera del cervello di nessuno un fatto fondamentale, e cioè che la presunzione d'innocenza è uno principi garantiti dal diritto penale, secondo il quale un imputato è considerato non colpevole finché non si giunga a condanna definitiva, ovvero sino all'esito del terzo grado di giudizio emesso dalla Cassazione.
Questo è quello che dice la legge, poi però c’è ciò che fanno gli uomini. Purtroppo questo fatto di cronaca ci mostra che quello che fanno gli uomini è distruggere preventivamente un altro uomo, chiamandolo mostro da uno studio televisivo di una rete nazionale che si trova a 600 km di distanza da dove si sono svolti i fatti. L’unica presunzione che si è vista è la presunzione di sapere tutto, non certo quella d’innocenza, che davvero non esiste in questa vicenda.
Nessuno ancora sa se Dollorenzo sia colpevole o meno, ma c’è un importante domanda da porsi: cosa succederebbe se fosse riconosciuto innocente? Come fa un uomo linciato nell’anima a ricominciare?
Se è colpevole andrà in galera, come è giusto, ma se è innocente quando sarà il momento più di qualcuno dovrà ricordarsi di andare a portargli un po’ di disinfettante, perché le tentate lapidazioni lasciano grossi segni.