Sono già dieci anni che il 29 giugno alle ore 5:00 del mattino apro la Chiesa Madre per accogliere i fedeli e i pellegrini che arrivano per la prima messa della solennità. Ciò che trovo a quest’ora del giorno in piazza San Pietro è uno spettacolo a dir poco indecente, ma mi preoccupa ancor di più constatare che in questi dieci anni la situazione è andata sempre peggiorando.
Non parlo della situazione dello sporco, che qualcuno può ritenere “normale” dopo una notte di festa, ma che rimane sempre frutto della nostra inciviltà e maleducazione, e che, a ragion del vero, ha visto impegnati con solerzia e cura gli operatori delle ditte di nettezza urbana che si sono succedute in questi anni, nel riportare celermente la piazza ad un aspetto di presentabilità.
Parlo invece del fenomeno del ritrovo dei punk e punkabbestia.
Lasciando la sacrosanta libertà ad ogni uomo e donna di scegliere il proprio modus vivendi, non si può permettere però che la libertà altrui offenda la genuinità della tradizione culturale nostrana, minando anche l’etica pubblica. Inoltre, come sacerdote non posso accettare che una festa religiosa, qual è la festa cittadina di San Pietro, il cui presidente è il parroco della Chiesa Madre, possa diventare il terreno fecondo per la crescita di un neopaganesimo.
Sono grato al club cittadino per l’UNESCO che in molte occasioni presenta le peculiarità e le ricchezze artistico-culturali della nostra terra all’attenzione pubblica, ma mi dispiace che lo stesso club rievocando, ogni anno, in concomitanza con la festa patronale, il fenomeno passato del Tarantismo (fenomeno nato nella subcultura contadina e dall’arretratezza civica, come hanno largamente dimostrato le scienze sociologiche) non sappia poi gestire le conseguenze e crei solo confusione.
Mi piacerebbe vedere qualche volta i membri del club per l’UNESCO, in piazza, la mattina del 29 giugno, a rendersi conto personalmente di ciò che sto scrivendo.
Ringrazio di cuore e mi sento vicino alla famiglia Marra-Tedesco, che ogni giorno dell’anno, con amore, cura la dignità della Cappella di San Paolo e proprio il giorno della festa deve mal sopportare ubriachi che si accalcano contro la porta della cappella per entrare e “celebrare” un rito pagano fatto di AveMarie e danze al suon di tamburello.
Ho condiviso queste mie preoccupazioni con il Vice Questore e ho trovato tutto l’appoggio delle Forze dell’Ordine e la stessa preoccupazione. Ora sento il dovere di informare anche l’opinione pubblica e soprattutto i “nuovi” amministratori della nostra città.
Mi auguro che la festa di San Pietro possa ritornare ad essere un’occasione di crescita sociale, economica e culturale per Galatina, e per i credenti anche un’occasione di crescita spirituale.
Sac. Antonio Santoro