Si chiama Gisc, ovvero “Gestione integrata dello scompenso cardiaco” ed è stato avviato nel 2011 su iniziativa dei cardiologi Franco Pisanò e Paola De Paolis e dei distretti socio-sanitari di Gagliano del Capo e di Poggiardo. E’ quanto si legge nel servizio pubblicato sul Sole 24 Ore del 21 marzo scorso.
Il progetto si basa sulla interazione fra medico di famiglia, cardiologo del territorio e ospedale, attraverso una raccolta di dati clinici che vengono condivisi su una piattaforma web. Nello studio sono stati coinvolti più di 75 medici di medicina generale, i cardiologi ambulatoriali e la Cardiologia dell’ospedale di Tricase.
«Lo scompenso cardiaco è tra le patologie croniche più diffuse associata ad elevati costi sanitari per via di frequenti ospedalizzazioni e dell’alto tasso di comorbilità – spiega nell’intervista rilasciata al Sole 24 Ore il direttore generale della Asl Silvana Melli - Si stima che in Italia la prevalenza della patologia aumenti con l’avanzare dell’età, fino a colpire circa il 17,4% dei pazienti che hanno superato gli 85 anni di vita, con tasso di ospedalizzazione/anno/ 100mila abitanti pari a 325». Le ospedalizzazioni ad esso legate sono responsabili di circa il 29% della spesa sanitaria. In Puglia i ricoveri per scompenso cardiaco sono circa 15mila l’anno.
«A oggi – aggiunge Melli - abbiamo arruolato circa 450 pazienti, i cui dati sono stati raccolti nel corso delle 10.448 visite eseguite dai medici di medicina generale e dei 2.274 controlli effettuati dal cardiologo specialista».
I risultati ottenuti hanno destato l’interesse di Sabino Iliceto, direttore del dipartimento di Scienze cardiologiche toraciche e vascolari dell’Università degli studi di Padova, che nel marzo 2012, ad Andrano, ha partecipato a un convegno della Asl di Lecce sul Gisc.
E non è tutto. Nel 2014 sulla rivista statunitense “Journal of evaluation in clinical practice” sono stati pubblicati i primi risultati di uno studio su una sottopopolazione di 90 ultraottuagenari con scompenso cardiaco: dal confronto fra i dati relativi all’anno precedente e successivo a quello dell’arruolamento è stato possibile dimostrare una consistente riduzione della spesa sanitaria pari a un risparmio di 832mila euro in un anno. L’approccio multidisciplinare e l’utilizzo di una piattaforma informatica hanno portato alla riduzione del 90% delle ri-ospedalizzazioni e ridotto la mortalità annuale al 9,7%, contro il 23% della media nazionale.