Il Passato nel Cuore

Dici passato e pensi a qualcosa di lontano, che non c'è più.
E poi invece capita, a volte, di accorgersi che il passato è lì, a portata di mano e che basta toccare le corde giuste del cuore perché diventi subito emozione. E splendore, che cancella in un attimo, con il suo luccichio, anni e anni di fastidiosa polvere.
Ed è quello che è successo a noi ragazzi della Pallavolo Galatina fine anni '80, noi che, da un'idea felicissima di qualcuno, diventammo "Sea Gulls" (Gabbiani) e spiccammo un volo che non è mai finito e mai finirà. Ci è successo qualche sera fa quando abbiamo concretizzato il desiderio, nato quasi per scherzo nei mesi scorsi, di ritrovarci dopo 33 anni, tutti insieme, ma proprio tutti, con in testa le due persone senza le quali quel volo non sarebbe mai nemmeno iniziato: Fabio Finizzi e Francesco Papadia. Per gli albi della pallavolo sono solo due bravi allenatori, ma che per chi ha avuto la fortuna di averli come guida sono molto, molto di più. Perché, come abbiamo voluto incidere letteralmente sulla pietra che poi abbiamo regalato loro "Volevano insegnarci la pallavolo... Ci hanno insegnato la vita".
Così abbiamo capito quanto di vero, di forte e di autentico abbiamo avuto la ventura di vivere in quegli anni.
Ora quei ragazzi son diventati uomini, ognuno con il suo percorso e le sue esperienze, tante e inevitabilmente diverse. Uomini che in quasi 35 anni di vita han dovuto affrontare e superare sfide di ogni tipo, in famiglia, al lavoro, ovunque, Sfide a volte semplici, a volte difficili e financo dolorose, ma sempre e comunque gratificanti perché ogni volta vissute con quei valori che tanti anni fa, senza rendercene conto, si stavano radicando in noi mentre inseguivamo un pallone e saltavamo più in alto per raggiungerlo. Probabilmente, anzi sicuramente, è per questo che una volta ritrovatici è bastato un attimo per cancellare tutti questi lunghi anni, in un salto che magari non sarà stato spettacolare come quelli che facevamo allora, ma che è stato altrettanto prodigioso perché ha portato dritto dritto al cuore.
Ci son state le foto, ovvio, le magliette commemorative e anche qualche discorso più o meno serio, in realtà poi rotto anche da qualche singhiozzo dell'emozione.
Ma la cosa più bella è stata, dopo i convenevoli, la partita che tutti abbiamo voluto improvvisare su un campo a dir poco di fortuna e la cui precarietà nemmeno le stesse foto rendono bene. Ma un campo che vi assicuriamo ci è parso infinitamente più bello delle centinaia e centinaia di parquet che abbiamo calcato in carriera. Un campo dove la pallavolo "vera" ha subito capito e si è fatta da parte per lasciare spazio a chi, tra un acciacco e l'altro, più che rincorrere o schiacciare un pallone in realtà stava riabbracciando i momenti più belli della sua gioventù.
Poi, naturalmente, ci si è messi a tavola, ma anche lì le cose più importanti non erano le cose da mangiare né quelle da bere, ma i lunghi discorsi che finalmente ci siam potuti concedere, con le nostre magliettine tutte uguali addosso e lontano dalla frenesia di un mondo che negli altri giorni sembra darci tutto, ma che in realtà non ci dà tempo per niente.
Per tutto questo anche i saluti finali ci sono sembrati più belli e leggeri, perché niente si sta allontanando da te quando lo conservi a portata di mano, quando basta un attimo per tirarlo fuori.
Ed è sempre per questo, infine, che ci viene da dire a tutti "Frequentate più palestre, campi o cose del genere. E lasciate stare per quanto più possibile smartphone, social o robe simili". Perché le amicizie più belle e i rapporti più veri nascono lì, dove le persone si incontrano e stanno insieme, magari anche litigando e discutendo, ma dove tutto si sistema poi con un abbraccio o un sorriso. E dove non finisce tutto con un telefonino che si spegne.
Noi abbiamo avuto la fortuna di vivere quegli anni e l'altra sera ce ne siamo resi conto.
E continuamo a vivere così, con il presente sulle spalle e il futuro davanti, ma facendoci forza con tutta la bellezza del nostro passato, " il Passato nel Cuore".