Ai Gentili e Cari Giuliano e Fabrizia Dentice Di Frasso Castello Dentice Di Frasso 72019 San Vito dei Normanni (Br)
Gentilissimi Giuliano e Fabrizia, grazie di cuore per avermi fatto trascorrere (credo sia pensiero comune a tutti gli invitati) una notte di Capodanno, ricca di delizie nei volti e nell'atmosfera, donando a noi tutti nella Vostra dimora una socialità familiare, insieme sobria e luminosa, senza eccessi ma con cura acribiaca dei particolari preziosi nell'arredamento e accorti nell'accoglienza. Codesta è per me l'eleganza, la classe. Codesta è la Destra. Tutto su misura.
Grazie perché io, in tal contesto, mi sono finalmente rilassato dopo una settimana professionale di incubi anche se conclusasi bene per le mie cose.
Se c'è un passaggio che mi rattrista, è ad ogni Capodanno il ritorno al pensiero del tempo che passa; un'altra cosa che mi terrorizza, sono le scadenze.
Rammento come fosse ieri la vice Preside del Liceo il giorno in cui, stufa dei miei ritardi all'arrivo a scuola, dovuti al fatto che al mattino, appena aperti gli occhi, adoravo e adoro ancora oggi leggere e declamare ancora a letto un Canto della "Commedia", siccome mi ha insegnato nel 1965 il mio prozio Michele Montinari, zio di papà.
Quel giorno la vice Preside Pasanisi, come dicevo, mi vietò l'ingresso. Da allora imparai ad arrivare puntuale a scuola e oggi davanti al Giudice per l'assunzione di un incarico giudiziario e il Giuramento quando spacco il minuto ma resta il fatto che il tempo continua a incutermi paura e mi rattrista.
Eppure o forse proprio per la specialità dell' insegnamento ricevuto da cotanta Lei, la Signora Pasanisi, io non sono mai riuscito a chiamarla Prof, nè vice Preside ma 'Signora' perché 'Signora del Tempo' giacché Ella, che era stata insegnante di mia madre prima di diventarlo di me, era alla fine riuscita ad iniettare in me il senso del Tempo, che il Sud non ha nel DNA; sì, il valore del Tempo che il Nord austrungarico e poi lombardo ha nelle vene.
Un anno dopo il Tempo della Scuola, nel Dicembre 1979 alla vigilia di Capodanno, la signora Pasanisi mi ricevette nuovamente in casa per i tradizionali auguri e mi donò, impreziosito da una sua dedica, 'Un Uomo' della Fallaci, un libro per me immortale.
Alla sua scomparsa, le dedicai un profilo sul giornale. Era il minimo che potessi fare per una donna così particolare, una donna eccezionale.
Or dunque, dopo tutte queste digressioni, oggi che un altro anno, il guerresco 2023, è calato da pochi minuti nella tomba, Vi confido che il mio proposito è di voler entrare nel nuovo anno 2024 e di volerlo frequentare in punta di piedi, senza far rumore, senza troppe speranze perché - come dice il Saggio - chi di speranza vive, disperato muore ma con tanta entusiastica voglia di vivere anche perché purtroppo - come tutti ben sappiamo - non dipende interamente da noi il nostro Destino; bisogna fare i conti con la Dea Fortuna, imprescindibile, qualunque sia l'apporto dell'uomo, qualunque sforzo si profonda, pure se arrivi a scuola o al lavoro puntuale.
Eppure questa verità della vita la signora Pasanisi non me l'ha mai insegnata forse per timore che tornassi ad arrivare in ritardo a scuola, senza peraltro - altro errore che da scolaro commettevo - preavvisare del ritardo il padrone di casa che attende, siccome insegna "Donna Letizia".
EBBENE, DONNA LETIZIA È LA DESTRA ITALIANA, UNA DESTRA CHE NON C'È PIÙ.
Un caro e grato saluto a Voi, Giuliano e Fabrizia, perché in casa Vostra mi sono sentito come in famiglia, a mio agio, come in casa mia.
Pietro Montinari da San Pietro in Galatina