La seconda Commissione parlamentare sul caso Moro, operante dalla fine del 2014, si è spesa promuovendo indagini a 360 gradi per cercare di dipanare i molti nodi rimasti irrisolti nonostante le verità giudiziarie pronunciate e consolidate.
Con buona pace, ma nemmeno poi tanto, di quanti sembrano preferire che tutto rimanga cristallizzato a quanto enunciato nel cosiddetto memoriale Morucci-Cavedon, poi recepito pienamente in sede giudiziaria nell’arco dei vari processi fino al Moro quinquies (ad oggi).
Per le indagini di tipo tecnico la commissione si è avvalsa della Polizia Scientifica e dei R.I.S. dei Carabinieri.
Questi ultimi hanno presentato recentemente in commissione le risultanze del loro lavoro, iniziato nel 2015, su alcuni reperti trasmessi loro dalla Polizia Scientifica che li deteneva in precedenza.
Nel frattempo, nel 2016, era uscito un libro di Paolo Cucchiarelli , “Morte di un Presidente”, nel quale si “rivoluzionava” la modalità dell’esecuzione di Aldo Moro (con numerose implicazioni su cui in questa sede non c’è lo spazio per soffermarsi).
In breve, secondo la ricostruzione di Cucchiarelli e dei suoi consulenti (Bellocco e Bordin), Moro sarebbe stato ucciso, o comunque inizialmente colpito, mentre era seduto sul sedile posteriore sinistro della tristemente famosa R4 rossa. Nella versione ufficiale invece, si ricorda, sarebbe stato fatto salire e ranicchiare nel portabagagli e, successivamente, dopo essere stato coperto con un plaid, colpito undici volte nell’emitorace sinistro.
Cucchiarelli rilevava nel suo libro una serie di “incompatibilità” della versione ufficiale con le risultanze dei dati provenienti dalle perizie e rilievi dell’epoca e di analisi fatte da lui stesso oggi e, mettendo tutto in fila, giungeva alla sua ricostruzione alternativa e contrapposta a quella corrente. Un dato, tra gli altri, che corroborava la tesi di Moro inizialmente colpito in auto era costituito dalle tracce ematiche (compatibili con il sangue della vittima) sul finestrino posteriore sinistro e sul tettuccio interno, sempre in posizione posteriore.
Bene, recentemente come detto, i R.I.S. presentavano la loro relazione ( per chi volesse leggerla, sia per quanto qui di pertinenza che per tutto il resto, si fornisce l’indirizzo relativo nel data base creato dall’ On. Gero Grassi http://www.gerograssi.it/cms2/file/casomoro/B160/0888_002.pdf ) e se da un lato rigettavano quella che era stata per lustri e lustri la versione ufficiale, ipotizzando Moro seduto sul pianale del portabagagli o altrove al momento dei primi colpi, relegavano alla categoria dell’improbabile il fatto che potesse essere stato colpito collocato sul sedile posteriore sinistro in quanto le macchie sul tettuccio erano di vernice….
mentre quelle sul finestrino non erano più rilevabili.
In conclusione se da un lato si deve escludere che i R.I.S. oggi possano essere incorsi in errore non si comprende come nel 1978 i periti dell’epoca abbiano potuto dire che si trattasse di sangue.
Dal vol. 45 pag 753 della prima Commissione Moro ( visionabile per intero qui sempre nel citato data base: http://www.gerograssi.it/cms2/index.php?option=com_content&task=view&id=6197&Itemid=155#A045 ) infatti leggiamo:
Quindi non solo sangue ma sangue compatibile con quello di Moro.
Insomma qui non si scappa: qualcuno ha trasformato la vernice in sangue o viceversa.
Nella relazione dei RIS va evidenziata una carenza però: dovendo smentire così pesantemente i loro colleghi di 39 anni prima avrebbero dovuto almeno spendere due parole sul tema per tentare di spiegare cosa potesse averli fuorviati invece di glissare completamente sull’argomento.
Chiudiamo con un resoconto fotografico un po’ enigmatico, da pag. 62 della relazione dei R.I.S., in cui si vede la posizione delle macchie biologiche nel portabagagli a confronto con la posizione di Moro. La chiazza più grossa si ritrova all’altezza delle cosce. Ma Moro fu colpito 11 volte (anzi , è ormai confermato, in realtà 12 volte) all’altezza del cuore. Strano no?
I R.I.S. risolvono la questione interpretando la più grossa come una macchia di urina. Mah! Tenendo presente che il plaid (come si vede nella foto a sinistra) passava anche sotto il corpo di Moro ci appare più convincente l’ipotesi avanzata da Cucchiarelli e cioè che il corpo, dopo i colpi nell’abitacolo, sia stato adagiato provvisoriamente con il busto verso destra (all’inizio e quindi nella fase di maggiore intensità dell’emorragia) e solo successivamente ricollocato nella posizione in cui fu ritrovato, interponendo la coperta ed esplodendo i colpi finali.
(Ricerca delle fonti documentali a cura di: sedicIDImarzo)