Mi hanno detto che la pace è un sogno, di quelli da fare con gli occhi aperti. Di quelli che, con la testa poggiata sul cuscino, mettono in trambusto tutta la nottata. Lo credo anch'io.
Mi hanno detto che la pace è una conquista, ogni anno più vicina, ogni anno sempre più lontana perché a una mano tesa risponde un'altra armata. Lo credo anch'io.
Mi hanno detto che la pace del ramoscello d'ulivo non ne vuole sapere se è solo una finzione messa in scena di tanto in tanto per sentirsi promotori di valori giusti. Lo credo anch'io.
Mi hanno detto che la pace ha il potere di far chiamare figli di Dio chi la opera. Lo credo anch'io.
Mi hanno detto che la pace "è tranquillità nella libertà" e che si può raggiungere attraverso l'intelligenza e la verità. Lo credo anch'io.
Mi hanno detto che se la verità di qualcuno fosse amare una persona del proprio sesso, un tale sentire costituirebbe "una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace". No, a questo non credo.
Il fulmine a ciel sereno tuona in un passo del consueto messaggio del Papa per il primo gennaio che quest'anno, a mio avviso, ha segnato un muro nell'accettazione di una realtà che si presenta sempre più multiforme.
"La struttura naturale del matrimonio va riconosciuta e promossa, quale unione fra un uomo e una donna". Certo, riconosciuta e promossa. Ma altre unioni, sulle quali si può legittimamente nutrire qualche dubbio, ma delle quali non si può negare la presenza, sempre più forte, non possono essere considerate un "danno" per la pace. L'amore contro la pace. Un ossimoro. A meno che non si pensi a questo tipo di affetto come a una malattia, una distorsione dell'animo. In tanti allora sarebbero da curare. Con quali medicine? L'esilio? La ghettizzazione?
Argomento delicato quello delle unioni che travalicano la tradizione e la "maggioranza". Trattarlo in una pagina sarebbe forzarlo forse in schemi che per sua natura ha già rotto. In queste righe ci si può semplicemente augurare che per il futuro, non troppo lontano, un account su Twitter non sia solo il tentativo apparente di avvicinarsi alla modernità, ma l'apertura concreta all'altro in un dialogo che rispetti l'uomo nelle mille sfaccettature della sua sensibilità. L'uomo operatore di pace. L'uomo figlio di Dio.